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Il vento dell’arrampicata sportiva arriva in Sardegna con quattro nuove puntate del Petzl Legend Tour Italia: ogni lunedì alle 18:00 andranno in onda sul canale Youtube Petzl.

La Sardegna

Raccontare la storia dell’arrampicata sportiva in Sardegna, dagli albori al suo infinito potenziale, è un viaggio senza soluzione di continuità che coinvolge tutti i sensi: la vista per i suoi panorami, il tatto, saziato da una roccia dalla bellezza indescrivibile, l’olfatto perché i profumi della vegetazione qui sono vividi quanto i colori. Un viaggio che in qualche modo si riannoda alla puntata del Petzl Legend Tour di Arco, perché a portare il vento dell’arrampicata sportiva tra le pareti dell’isola furono gli stessi nomi che ne hanno scritto la storia in Valle del Sarca.

Episodio 1 – Cala Gonone

Un luogo dove i colori del mare sono senza eguali e le pareti che si levano a strapiombo sull’acqua sono il sogno di ogni arrampicatore. Dall’alto del Supramonte si rimane quasi storditi dal paesaggio selvaggio, scandito da una vegetazione che profuma di mediterraneo, intervallato da promontori di calcare perfetto.

©2023 – Petzl Distribution – Klaus Dall’Orto

Su queste rocce intorno alla metà degli anni ottanta è caduto l’occhio dei primi arrampicatori che arrivarono in Sardegna dal continente: Heinz Mariacher, Bruno Pederiva, Manolo. Qui ci fu l’incontro tra gli arrampicatori arrivati dal continente e alcuni dei pionieri dell’alpinismo figli di questa terra, come Giuseppe Garippa, forte arrampicatore di casa tra le vicine pareti che si affacciano tra Oliena e Orosei, il vulcanico e anticonformista Enzo Lecis e Gianluca Piras, uno degli arrampicatori sportivi sardi della prima ora. Sinonimo dell’arrampicata a Cala Gonone è la Guglia di Goloritzè, il calcare grigio, l’arrampicata elegante, le sue multi-pitch, tra le più amate dai climber di tutto il mondo.

©2023 – Petzl Distribution – Klaus Dall’Orto

Episodio 2 – Masua

Nel secondo episodio le protagoniste del Petzl Legend Tour Sardegna saranno le zone di Masua e di Domusnovas dove di fatto nasce l’arrampicata sportiva in Sardegna. A Masua il calcare è il più antico d’Europa e il panorama sulle scogliere, addolcite dal Pan di Zucchero che si staglia a scandire la skyline dell’orizzonte, è senza eguali. Spiagge deserte, romantici tramonti, altipiani sconfinati. Tutto l’Iglesiente è un territorio selvaggio e ricco di fascino. Per i pionieri “Le pereti sarde erano piccoli castelli di pietra persi in boschi impenetrabili”

©2023 – Petzl Distribution – Klaus Dall’Orto

Nel sud della Sardegna il territorio verticale è vasto e selvaggio ma questo non scoraggiò Bruno Poddesu, uno dei primi arrampicatori sardi, e Mondo Liggi, la fotografia di Mondo che pianta il primo spit in piedi sulla sua mitica cinquecento alla grotta di San Giovanni è un pezzo di storia. Tra i nomi di chi ha scritto le prime pagine dell’arrampicata sull’isola c’è quello di Cecilia Marchi, appassionata e talentuosa, donna, in un’epoca in cui farsi strada in un terreno verticale ancora vergine e di dominio maschile era tutt’altro che semplice e ultimo ma non ultimo, il nome di Maurizio Oviglia, sardo d’adozione, per amore di Cecilia, per amore di questa terra che è stata ed è ancora oggi il suo pane verticale, la sua ossessione, la sua passione. A Maurizio si deve la scoperta della maggior parte delle falesie che vi faremo conoscere. “Oggi – racconta Oviglia – passo gran parte dei miei giorni a trovare linee invisibili, a guardare la roccia e cercare di vedervi un disegno, una via che mi dia la possibilità di esprimermi”.

©2023 – Petzl Distribution – Klaus Dall’Orto

Episodio 3 – Jerzu

Anche laddove non c’è la cornice del mare paesaggi a tratti lunari, scanditi da una vegetazione selvaggia e rigogliosa, fanno da sfondo a pareti che sembrano cattedrali nel deserto, come a Jerzu, pareti uniche come quelle di Isili, il paradiso degli strapiombi. Sono luoghi magici, scoperti, Isili, o ri-scoperti, Jerzu, quasi per caso da Maurizio Oviglia e Cecilia Marchi. “In una giornata di vagabondaggio, ci trovammo alla base delle rocce e chiodammo le prime vie con l’entusiasmo e la passione di chi ha scoperto il luogo dei suoi sogni”, racconta Maurizio.

©2023 – Petzl Distribution – Klaus Dall’Orto

A Jerzu Oviglia dedica anni di lavoro e chiodatura solitaria. “Volevo che diventasse una delle aree di scalata più belle del mondo”. La roccia è un capolavoro, ogni via ha una sua anima e regala un’arrampicata elegante, come sul grigio muro dell’Isola del Tesoro che è di una bellezza ineguagliabile. Jerzu negli anni non ha perso la sua natura selvaggia e ci auguriamo che resti per sempre così, un mondo a colori solitario e senza tempo. Solitaria è certo Isili, una piccola valle immersa tra prati, pascoli e dolmen strapiombanti caratterizzati da buchi a volte perfetti altre volte solo disegnati. Il primo settore scoperto e attrezzato da Maurizio Oviglia e Cecilia Marchi fu poi battezzato da Mattia Vacca La Pietra Filosofale, “Pietra perché la roccia è l’essenza della Sardegna e l’oggetto dei nostri amori, filosofale perché l’arrampicata non doveva, nemmeno qui nel regno degli strapiombi, distoglierci dal saper pensare”, racconta Maurizio nella sua Pietra di Luna, bibbia verticale della Sardegna. Il “mal di Isili” contagiò un nutrito gruppo di scalatori e chiodatori cagliaritani tra loro Simone Sarti, uno dei più talentuosi arrampicatori della Sardegna che ha lasciato la sua impronta su tante vie ma anche sulle grandi pareti e gli isilesi Antonio Marino e Carlo Abis che valorizzarono il Corvo Solitario, un settore di Isili davvero suggestivo.

©2023 – Petzl Distribution – Klaus Dall’Orto

Episodio 4 – Gorropu

Per molti arrampicatori le pareti della Gola di Gorropu, la cima della Punta Cucuttos, sono un sogno. Un sogno che si è avverato per Federica Mingolla che quella cima l’ha raggiunta risalendo una delle multi-pitch più belle e più dure del mondo Hotel Supramonte. Ad aprire la via, rigorosamente del basso, nel 1998 furono Rolando Larcher e Roberto Vigiani. È stato proprio Rolando Larcher ad accompagnare Federica nella sua prima giornata su Hotel. Sarà Federica stessa a raccontare le emozioni di quella giornata e della libera avvenuta il 16 maggio 2023 dopo undici ore di scalata!

©2023 – Petzl Distribution – Klaus Dall’Orto

Con i suoi 11 tiri Hotel Supramonte è stata la prima via a risolvere questa parete vergine, una parete imponente a strapiombo sul canyon di Gorropu, difficoltà fino all’8b, spesso con runout importanti, specialmente nella parte alta della via che Federica ha salito a vista. La nicchia dopo il settimo tiro funge da bivacco e dà in qualche modo il nome alla via, un vero hotel sotto le stelle per i climber che decidono di dormire in parete prima di raggiungere la cima. Per Federica sono stati i versi dell’omonima canzone di Fabrizio De André, alla quale si è ispirato Maurizio Oviglia per suggerire il nome a Rolando, a farle sognare la salita quando era immobilizzata a casa dopo un brutto incidente in parete. La via è stata richiodata nel 2012 da Larcher e Oviglia, rispettando la rigida etica di apertura dal basso e quindi la posizione originale degli spit utilizzati in apertura.