
Come di consueto, il primo numero dell’anno di Outdoor Magazine rappresenta un’interessante occasione per tracciare il bilancio dei 12 mesi appena trascorsi. Che, inevitabilmente, influenzeranno anche i prossimi. A questo proposito, una preziosa cartina di tornasole è l’attesissima inchiesta condotta interamente dalla nostra redazione, vale a dire la “Carica dei 101”: schede molto dettagliate realizzate intervistando i punti vendita specializzati del nostro settore. Se il 2021 si era concluso, al pari del 2020, con tanti sorrisi motivati dagli ottimi risultati di vendita e dalla crescita del mercato sotto vari punti di vista, le ultime rilevazioni indicano sentimenti ben più contrastanti. La prima parte della nostra inchiesta evidenzia, infatti, come solo una porzione dei nostri interpellati si sia rivelata soddisfatta del 2022.
Perché mai i vari effetti benefici sul mercato che tante volte abbiamo raccontato sui numeri passati si sono affievoliti o addirittura sono evaporati? Dalle nostre analisi e dalle risposte dei negozi interpellati troverete le risposte. Che cerchiamo qui di riassumere per punti principali. Innanzitutto l’intricato nodo delle consegne: i vari ritardi che hanno interessato quasi tutti (dai brand alla distribuzione) hanno generato prima una carenza di prodotti e poi, talvolta anche sovrapponendo le consegne di differenti stagioni, una loro sovrabbondanza. Risultato: alcuni magazzini un po’ ingolfati e un effetto domino negativo anche sugli ordini successivi. In alcuni casi la forte tentazione, se non la scelta deliberata, di scontare maggiormente i prodotti per alleggerirsi della merce, ma a costo di perdere marginalità. Qui si inserisce anche la sempre delicata questione degli sconti eccessivi e dei saldi. Che Italian Outdoor Group cerca lodevolmente di affrontare con spirito critico ma costruttivo con l’iniziativa GVO (Gruppo Valore Outdoor), della quale abbiamo parlato sullo scorso numero e che siamo ben lieti di promuovere tra aziende e negozianti (un buon numero di retailer ha aderito all’iniziativa già a partire da questa stagione invernale). Lo abbiamo fatto, tra le altre cose, anche durante la prima, attesissima edizione dei Winter Business Days (versione invernale dei celebri ORBDAYS di Riva del Garda), evento trade multisport organizzato dal nostro gruppo lo scorso 22-23 gennaio nella splendida cornice del Consorzio Ponte di Legno – Tonale. Con riscontri più che positivi e numeri importanti: 50 espositori per 90 marchi, 300 retailer in rappresentanza di 150 insegne provenienti da tutta Italia e oltre 700 operatori accreditati tra aziende, buyer, agenti, media e altri addetti ai lavori.
WBDAYS hanno rappresentato anche una delle occasioni di produttivo incontro e confronto tra centinaia di operatori del settore. Tanti i temi caldi di cui parlare. Oltre a quelli già citati prima, l’aumento dei listini che ha proseguito anche nel corso dell’ultima stagione (in media del 10%). Tutti elementi che potrebbero farci pensare a un’annata molto negativa. In realtà non è così e, nonostante l’innegabile rallentamento delle vendite, permangono elementi confortanti. Certo, alcune problematiche ci accompagneranno anche per l’inizio del 2023. Ma è dovere di ogni operatore compiere un’analisi a tutto campo e non focalizzarsi solo sugli aspetti negativi ma anche sulle buone notizie e sulle opportunità. Che in un mercato molto articolato, ricco e in continua evoluzione come quello dell’outdoor certamente non mancano mai, anche nei momenti dove il mercato tira meno. Su tutti: il numero di praticanti e appassionati che si è ulteriormente consolidato. La voglia di montagna e più in generale di contatto con la natura rimane una delle tendenze più forti, in tutte le stagioni (per la cronaca: era difficile se non impossibile trovare un soggiorno durante le festività natalizie e di fine anno in tutte le località montane del nostro Paese. Ma in generale le presenze sono state buone anche negli altri periodi).
Di certo quanto accaduto nel corso del 2022 ci insegna, ancora una volta, l’importanza di non farsi prendere troppo dai facili entusiasmi rischiando di andare fuori giri in termini di forecast, programmazioni, vendite. Senz’altro il 2023 premierà chi saprà portare avanti scelte oculate e rapporti di vera e reciproca collaborazione. Magari anche rinunciando a qualche punto di fatturato pur di non sovraccaricare il mercato. Sarà forse l’anno del ritorno con i “piedi per terra” e di un ulteriore parziale rallentamento. Che certo non significa rinunciare alla meta, ma arrivarci magari (ne riparliamo a fine 2023…) meno affaticati e più sorridenti.
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