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Nei primi due numeri dell’anno, come da tradizione su Outdoor Magazine, abbiamo portato avanti la Carica dei 101, la nostra inchiesta esclusiva, diventata ormai un marchio di fabbrica per Sport Press e uno dei contenuti più attesi da tutti i nostri lettori. Protagonisti sono stati i 101 (+3) migliori negozi del settore. I retailers sono l’anello fondamentale della filiera distributiva e intervistarli al termine della stagione è doveroso e importante per capire l’andazzo del mercato.  Con loro abbiamo parlato di distribuzione, tempi di consegna, prezzi, consumatori, prodotti, tendenze e aspettative. Di seguito un riassunto di quanto emerso.

Bilancio

Ai 101 negozi intervistati abbiamo chiesto un bilancio a tutto campo dell’anno passato e il quadro emerso è decisamente positivo. 72 negozi si sono dichiarati felici, 30 indifferenti e solamente 2 tristi. Non solo gente esperta, abituata ai sentieri di montagna e alle piste da sci, ma tanti, tantissimi neofiti, che si sono approcciati al mondo outdoor per la prima volta. Questa tendenza l’avevamo già registrata nel 2020 e ha trovato piena conferma anche nel 2021. Vanno spesso indirizzati e consigliati in quanto, come ci spiega Luca Donatelli di Verona Verticale, “[…] sono da aiutare nelle scelte, dobbiamo renderli consapevoli che la montagna non è un gioco.”

In aumento anche i giovani che vedono nelle attività all’aria aperta una validissima alternativa a stadio, cinema e bar, soggetti negli ultimi due anni a chiusure e restrizioni. Così Andrea Astorri, proprietario di Climb di Andrea Astorri, negozio fiorentino:“Il mondo outdoor non ha mai chiuso, è sempre aperto al contrario di altre grandi passioni come possono essere lo stadio o il teatro.”

Crescita, e-commerce e ritardi

La crescita delle vendite è avvenuta nella maggioranza dei punti vendita, mentre lo stesso non si può dire dell’e-commerce: molti retailers prediligono ancora il contatto diretto con il cliente, altri invece utilizzano il loro sito web come una vetrina del negozio.

Le calzature sono il tipo di prodotto che ha subito maggiori ritardi, questo è dovuto al fatto che molte aziende producono in Asia e le difficoltà logistiche di consegna sono parecchie. La percentuale della merce non consegnata ammonta in alcuni casi anche al 50% e, sebbene Sergio Gubert di Gubert Sport l’abbia presa con filosofia – “Di chi non c’è si fa senza!” -, i disagi sono stati notevoli. I negozianti hanno venduto i prodotti dei marchi che avevano già in magazzino, orientando quindi i clienti sugli articoli disponibili. I ritardo medio delle consegne è di due mesi ma in alcuni casi, senza considerare la merce mai arrivata, alcuni prodotti ci hanno messo più di otto mesi. Questo ha influito ovviamente sulle vendite, con una perdita media del fatturato del 10 al 30%.

Il report completo lo troverete sul prossimo numero di Outdoor Magazine.