Dopo una serie di restrizioni introdotte tra luglio e agosto, di cui vi avevamo parlato la scorsa settimana, giovedì 30 settembre le normative anti Covid in Vietnam sono state allentate e il Paese ha così cominciato a tornare (in parte) alla normalità.

Nel weekend però migliaia di persone hanno colto l’occasione per lasciare la città metropolitana di Ho Chi Minh – che conta 13 milioni di abitanti ed è sede del principale porto commerciale del Vietnam – per paura di essere bloccate nuovamente in caso di altra ondata. Secondo i media statali si tratta di quasi 90.000 persone, per lo più lavoratori migranti, che si sono riversate nelle campagne per tornare a coltivare i campi e allevare bestiame.

L’esodo di massa ha subito innescato timori di carenza di manodopera e ulteriori interruzioni della produzione. Ed è arrivato proprio mentre la città e le vicine province industriali stanno lottando per assicurare un numero sufficiente di lavoratori e poter così rilanciare l’economia del Paese (che nel terzo trimestre ha registrato un crollo record del pil proprio a causa del rigido lockdown imposto).

“Stiamo affrontando un’enorme carenza di manodopera. Abbiamo solo il 60% della forza lavoro necessaria per i nostri progetti e al momento è difficile reclutare altri lavoratori, ha affermato un subappaltatore di Coteccons Construction (CTD.HM) che è voluto rimanere anonimo. Per favore non andate via, rimanete a lavorare è invece il disperato appello del vice presidente del Comitato popolare della città, Le Hoa Binh.

Le problematiche delle aziende

In Europa è ormai noto che diverse aziende hanno difficoltà di approvvigionamento e ritardi nella produzione e consegna dei prodotti. Disagi che si riflettono inevitabilmente sui mercati commerciali, causando una crisi e un’aumento dei prezzi a danno del consumatore finale. Un dato confermato anche dalle nostre interviste ai brand che hanno partecipato agli Outdoor & Running Business Days 2021, di cui di seguito vi anticipiamo qualche dichiarazione.

SCARPA

Dall’azienda di Asolo fanno sapere che il lockdown in Vietnam “ha toccato anche noi ma fortunatamente per una piccola parte della nostra collezione. SCARPA produce ancora molto poco in Vietnam. Le sfide per la supply chain sono legate a tutti i siti produttivi, in quanto l’approvvigionamento di parte della materia prima arriva comunque dall’Asia (e mi riferisco in particolar modo alle suole).

Inoltre “un’altra problematica che si è generata dalla chiusura dei siti produttivi del Vietnam è che questa ha generato la necessità per alcuni grandi brand di cercare nuovi fornitori in Cina. Tali marchi sono andati a occupare spazi produttivi prima a disposizione di brand di medie dimensioni come SCARPA, causando ritardi e/o addirittura annullamenti di interi lotti di produzione”.

Osprey

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Osprey: Purtroppo dovremmo affrontare qualche disagio legato alla produzione in Vietnam (attualmente ferma) e al relativo trasporto della merce via mare quando sarà pronta: questo avrà un impatto negativo nei primi mesi dell’anno, ma ci auspichiamo di poter risolvere il prima possibile, garantendo a tutti il nostro consueto standard di servizio.

Andremo a rivedere produzioni e lanci di nuovi prodotti, molto probabilmente bloccando qualche nuovo progetto che era nell’aria. Ma sarà solo una fase transitoria: Osprey continuerà a innovare come dimostrato dai nostri prodotti, che saranno sempre e comunque altamente all’avanguardia”.

Dolomite

Medesimi disagi anche per Dolomite, che fa sapere: “Avendo una parte della produzione anche in Vietnam, bisogna vedere cosa potremo consegnare di nuovo. Molto probabilmente ci sarà una carenza di prodotto nella seconda parte dell’inverno. Se l’outdoor dovesse ri-esplodere come lo scorso anno però, molti negozi potranno attingere dalle scorte di magazzino”.

La Sportiva

Situazioni differenti, invece, per La Sportiva, come ha spiegato la corporate marketing director Giulia Delladio: Lato calzature non abbiamo alcuna esposizione, mentre lato abbigliamento la nostra produzione in Vietnam è importante. I rapporti con i nostri partner sono molto stretti e la situazione Covid è monitorata costantemente dai collaboratori in loco. Abbiamo visto chiusure a macchia di leopardo tra province e città varie. Quindi al momento ipotizziamo qualche intoppo ma non prevediamo impatti pesanti.

SCOTT

Anche Scott è coinvolta nelle restrizioni asiatiche, avendo la produzione footwear proprio in Vietnam. Ma, nonostante il periodo di incertezza, qualche sicurezza in più ai loro clienti posso darla, come ha spiegato Alberto Menici, senior sales manager sport division del brand: “Il nostro vantaggio è avere una collezione annuale, di conseguenza i ritardi sono minori rispetto ad altre aziende. A novembre infatti consegneremo ai negozi già i prodotti della collezione 2022”.

EOG

In merito a questa situazione è intervenuto qualche settimana fa anche il presidente di European Outdoor Group Mark Held, che in una lettera aveva dichiarato: “I membri di EOG e le imprese di altri settori stanno segnalando problemi molto significativi in Asia. Per esempio, in Vietnam quasi il 50% delle fabbriche sono chiuse a causa della pandemia, il che è molto preoccupante per tutti coloro che sono coinvolti nella catena del valore dell’industria tessile. Ma il problema non si ferma qui. […] Le restrizioni hanno incluso chiusure temporanee di fabbriche in Malesia, Tailandia, Indonesia e Vietnam, così come la chiusura dei porti dove si sono verificati i focolai”.

Per poi aggiungere: “In un’epoca in cui il ‘just in time’ è stato un mantra per molti, la situazione attuale sta esponendo alcune vulnerabilità molto importanti e pericolose e minaccia le imprese di tutto il mondo. Accettare che l’interruzione sia inevitabile come risultato di questi fattori è cruciale, sia che siate un marchio o un rivenditore, ed è assodato che nessuna azienda è responsabile di questa situazione. Ciò significa che tutti dobbiamo essere tolleranti e lavorare insieme per trovare le migliori soluzioni possibili.