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Si è svolto tra fine maggio e i primi di agosto 2021 un innovativo progetto di digitalizzazione del Museo dello Scarpone e della calzatura sportiva di Montebelluna (TV), per salvaguardare e trasmettere ai posteri l’intero patrimonio calzaturiero artigianale conservato.

Alcuni dei pezzi storici, derivanti da decenni di esperienza e sviluppo del distretto nella calzatura sportiva, stanno infatti andando incontro al normale (ma irreversibile) processo di decadimento dei materiali. Per arginare la potenziale perdita di testimonianze così preziose si è deciso di correre ai ripari, rivolgendosi direttamente alla tecnologia e attivando il suddetto progetto pilota di digitalizzazione del museo.

La volontà cardine non era quello di attivare un restauro conservativo come inteso solitamente (restituzione fisica della materia dell’unità), bensì di conservare e trasmettere al futuro una rappresentazione digitale di un manufatto. Per questo scopo sono stati coinvolti cinque studenti del primo anno di ITS Cosmo indirizzo “Sportsystem Specialist” che, coordinati dal professor Massimo Toniato, hanno svolto un tirocinio di 400 ore presso il museo. A loro si sono aggiunti altri tre stagisti di Design & Develop e dello studio SPM di Stefano Sorgio, tra i primi tester dell’innovativo software.

Progetto di digitalizzazione e ricerca

Il modello realizzato digitalmente ha una valenza propria come strumento di veicolazione del prodotto ma, al contempo, può fungere da base per una restituzione fisica 3D. In questo specifico caso, però, non si è voluto mantenere solamente l’immagine dell’oggetto nello stato di conservazione attuale (risultato altrimenti possibile attraverso una semplice scansione 3D), ma si è proprio creato un gemello digitale del manufatto nel suo inizio vita, andando a ricostruire e ricreare virtualmente parti compromesse, in modo da visionare l’interezza del prodotto nonché i singoli elementi che lo costituiscono.

Oltre al processo di digitalizzazione, il progetto ha previsto anche una componente di ricerca interdisciplinare in relazione a ciascuna calzatura. Per il completamento della “carta d’identità digitale” di ciascuna scarpa, infatti, i partecipanti allo stage hanno svolto un intenso lavoro di analisi sia storica che tecnica. Sono così state raccolte informazioni aggiuntive sui materiali utilizzati e sulle tecniche messe in atto per la produzione, attraverso la consultazione di cataloghi d’epoca, ricerche d’archivio presso il museo e testimonianze personali dei designer e tecnici delle stesse aziende produttrici.

I modelli interessati

Sono 14 le calzature finora realizzate dal progetto, a partire dalle famosissime Air Jordan 2 di Nike passando per gli stivali da motociclismo di Kenny Roberts di Alpinestars, fino alle scarpe da corsa realizzate per Pietro Mennea da M.G.M. con marchio del campione stesso.

Come accennato, grazie ai software usati, le rappresentazioni non richiedono di interagire fisicamente con le calzature storiche originali, rendendole adatte all’archiviazione, alla condivisione e alla consultazione anche da remoto, nonché a fini didattici. I gemelli digitali dei modelli rappresentano degli ideali strumenti e casi di studio per tutto quel settore di formazione che vede impegnati diversi istituti di formazione, sia nel territorio del distretto montebellunese che a livello internazionale.

Un primo diretto utilizzo di alcuni dei gemelli digitali verrà messo in atto già a fine settembre al dipartimento di Design del Prodotto di IUAV a Venezia, contestualmente a un progetto di workshop creativo: prendendo spunto da alcune delle iconiche calzature, saranno ripensate e scomposte nello loro parti digitali, per poi riproporle in una chiave interpretativa del XXI secolo.