In questo articolo si parla di:

Considerata la spina dorsale della rete sentieristica dell’isola d’Elba, la Grande Traversata Elbana consente di attraversare l’intera isola da un capo all’altro mediamente in quattro o cinque giorni, ammirandone i paesaggi unici: si spazia tra il mare, la collina e la montagna, tra gli ecosistemi dell’isola e il suo patrimonio naturalistico e paesaggistico, ammirando uno dei panorami più affascinanti verso la Corsica, le isole toscane e la penisola italiana.

Con una lunghezza complessiva variabile dai 50 ai 60 km, il percorso escursionistico segue i sentieri d’altura che per secoli sono stati le vie sicure degli elbani, per andare da Cavo agli estremi settentrionali delle Terre del ferro, fino alle lontane contrade delle Terre del granito. Si compone di infinite varianti e possibilità di concedersi suggestive discese verso il mare, la GTE è un viaggio straordinario alla scoperta della varietà geologica, vegetazionale e morfologica dell’Elba.

L’itinerario

La traversata si percorre preferibilmente da est verso ovest: si parte da Cavo, estremità nord-orientale dell’isola, fino a inerpicarsi sul Monte Perone, coprire la dorsale centrale dell’isola e raggiungere il Monte Capanne che, con i suoi 1.019 metri sopra il livello del mare, è il punto più alto di tutto l’arcipelago toscano. Qui il sentiero si biforca e si può decidere di percorrere il ramo nord-occidentale, lungo la valletta del Rio Gabbiola per arrivare nei pressi della Punta Polveraia, oppure il ramo sud-occidentale che scende fino a Pomonte.

In ogni caso, si sale e si scende tra boschi misti e di castagno, tra pendii scoperti e macchia mediterranea, con panorami che si aprono via via che si procede nel cammino.

Il periodo migliore per godere di escursioni sull’Isola d’Elba è quello compreso tra settembre e maggio: la primavera e l’autunno soprattutto sono in grado di regalare inebrianti profumi di macchia mediterranea in fiore, dal giallo della ginestra al mare blu, in contrasto con il grigio del granito.

La divisione in tappe

È possibile suddividere il tracciato completo  in tre tappe. Un ruolo fondamentale è quello svolta dal CAI Isola d’Elba che, insieme al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ha indicato tutto il percorso con segnali e pannelli.

La prima tappa

L’itinerario della GTE inizia dal borgo di Cavo e inizia a salire in direzione di Monte Grosso, percorrendo un sentiero circondato da piante di cisto e rosmarino.
Sulla vetta di Monte Grosso è posizionato “Il Semaforo”, un’importante postazione di osservazione militare, dalla quale si apre un panorama da dove si scorge a est il paese di Cavo, i tre isolotti posti tra l’Elba e il continente: Topi, Palmaiola e Cerboli e, oltre il canale di Piombino, la costa italiana.
Successivamente si scende fino a lambire la strada provinciale della Parata, fiancheggiando il fosso del Vignolo in un piacevole saliscendi ombreggiato, si attraversa la Valle delle Fiche e si giunge poi in località Aia di Cacio, dove il sentiero incrocia la strada che conduce a Nisporto e Nisportino. Attraversata la strada, si riprende il sentiero: un tratto pietroso che conduce a Monte Strega e a una piacevole traversata in quota con spettacolari vedute su Rio Elba.
Si arriva poi a Passo della Croce e infine al Monte Capannello, un altro bel punto di osservazione dal quale si possono ammirare contemporaneamente i due versanti (orientale e occidentale) dell’isola. Pochi metri più in basso, il sentiero porta fino alla pineta delle Panche, da dove si inizia a salire in direzione della Cima del Monte. Una volta raggiunta la vetta il panorama è maestoso: si domina tutta l’Elba orientale e in particolare il Castello del Volterraio e la baia di Portoferraio. Proseguendo sulla GTE, scivolando tra le vigne, in circa 30 minuti si raggiungere Porto Azzurro.

La seconda tappa

La seconda tappa della GTE risulta più ampia e scorrevole. Lasciato Porto Azzurro si risale la valle del Botro fino a Capo Galletti, per poi scollinare nella valle del Buraccio, caratterizzata dalla coltivazione dell’olivo e della vite.
Da qui si risale circondati da piante profumate di rosmarino e ginestra in direzione di Monte Orello, dove si può programmare una breve sosta con vista panoramica sul Golfo Stella e su Capoliveri.
Scendendo da Monte Orello si raggiunge la sorgente di “Fonte agli Schiumoli“, di epoca etrusca, quindi si prosegue fino al passo di Colle Reciso, sormontato da una grossa cava di calcare. Successivamente si risale la dorsale centrale arrivando a Poggio del Molino a Vento (dove una deviazione conduce al rudere dell’antico mulino che domina il golfo di Lacona).
Il sentiero prosegue alla medesima quota fino a imboccare la discesa che, con una serie di curve, incrocia la strada provinciale a poche centinaia di metri da Procchio.

La terza tappa

La terza tappa conduce da Procchio a Pomonte o Patresi. Da Procchio il sentiero si inerpica sul Monte Castello, dove è interessante fare una breve esplorazione nei dintorni per scoprire, nascosti dalla macchia mediterranea, le rovine di una grande fortezza etrusca, costruita qui per controllare dall’alto il Golfo di Marina di Campo. La via prosegue successivamente come un tunnel in mezzo alla vegetazione, fino a incrociare il bivio con il sentiero per Sant’Ilario. Qui inizia la ripida ascesa che conduce al Monte Perone.
Da questo punto la GTE percorre (fino alla biforcazione) il Santuario delle Farfalle, un’importante area di riproduzione delle farfalle, fino alla località denominata “Malpasso” o “biforcazione GTE”, appena sotto la quota altimetrica del Passo delle Filicaie. In questo punto il percorso svolta a sinistra in direzione sud-ovest, seguendo il crinale che divide l’ampia Valle di Pomonte da quella di Vallebuia e la Valle di Seccheto. Passando da 839 metri sul livello del mare a zero metri, si incontreranno il Colle della Grottaccia, Le Mure, Monte Cenno e Monte Orlano per poi scendere rapidamente verso Pomonte.
Il tracciato è altamente suggestivo: attraversa muretti a secco, caprili, radure e vigneti che un tempo tappezzavano tutta la valle. Se invece si desidera percorrere l’altro ramo, giunti alla “biforcazione GTE”, si prosegue in quota sotto il Massiccio del Capanne fino al bivio con il sentiero numero 110.
Si continua in salita fino a raggiungere località la Tavola: da questo momento inizia una dolce discesa, che compie una curiosa evoluzione verso nord fino alla Serraventosa, poi giù a destinazione in località Mortaio, a Patresi.