
Si conclude nel n. 3 di Outdoor Magazine la nostra storica inchiesta, la Carica dei 101. Rivolgendo 23 domande a 101 negozi specializzati, non solo abbiamo dato voce ai retailer – a cui rivolgiamo sempre particolare attenzione – ma abbiamo anche avuto modo di dare un’idea dell’andamento generale del mercato outdoor nel corso del 2020 e nei primi mesi del 2021. Non a caso sul prossimo numero di aprile troverete delle pagine dedicate con grafici riassuntivi di tutte le puntate, nonché i feedback specifici da parte delle aziende.
Di seguito un riassunto dei topics emersi dalle interviste di questo mese (qui il riassunto della prima, della seconda e della terza puntata).
Qual è il sentimento dei negozianti?
Alla prima domanda, riguardante un bilancio di fine anno sull’andamento delle vendite nel 2020 e inizio 2021, le risposte dei retailer sono state più che mai diversificate. Bisogna quindi distinguere coloro che hanno registrato un deciso o parziale aumento delle vendite, grazie al boom di scialpinismo e ciaspole d’inverno nonché trekking ed escursionismo d’estate; coloro che invece hanno subìto gravi perdite, imputabili soprattutto alla mancata apertura degli impianti sciistici nell’intera stagione invernale; coloro, infine, che hanno confermato l’andamento del 2019, chiudendo sostanzialmente in pari nonostante i due mesi e mezzo di chiusura generale nella primavera dello scorso anno.
Entrando nel dettaglio, i punti vendita che hanno sofferto di più sono stati – ovviamente – quelli specializzati nello sci alpino, con cali importanti anche oltre il -50%. Sia il reparto vendita che noleggio sono rimasti completamente fermi. Quelli invece aperti a un ventaglio più ampio di discipline invernali sono riusciti a salvare la stagione, se non addirittura a incrementare il fatturato, in qualche caso anche adattando la propria tipologia di merce in corsa. In particolare la riscoperta di skialp e ciaspole hanno dato un contributo alle vendite di abbigliamento e attrezzatura correlati, in maniera importante in certi casi, più bilanciata in altri.
Riguardo il periodo estivo 2020, numerosi negozianti hanno notato un nuovo approccio all’idea di montagna, come anche dei territori locali vicini a casa, riscoperti e apprezzati con sincerità e in un modo diverso dal solito. Nuove attitudini che hanno avuta una ricaduta anche in negozio e nelle vendite, con un pubblico diverso e variegato che si è approcciato (per la prima volta in certi casi) ad attività alternative quali escursionismo, trekking, hiking, corsa o semplici passeggiate all’aria aperta. Inoltre, diversi hanno osservato una maggiore predisposizione alla comprensione e alle difficoltà del momento, molto più che in passato.
Quando è stato chiesto supporto, nella maggior parte dei casi – tranne qualche eccezione – c’è stata grande disponibilità delle aziende partner nei confronti dei retailer. Gli aiuti si sono tradotti in scontistiche sull’invenduto e dilazioni di pagamento.
La domanda sull’e-commerce, invece, continua a dividere: da una parte c’è chi si è già approcciato (o ha intenzione di farlo nel breve periodo) con buoni risultati, usandolo a pieno regime o per compensare le vendite in loco o, ancora, come semplice vetrina per aprirsi a un parco di utenti più ampio e distante fisicamente; dall’altra c’è chi si oppone fortemente, continuando a preferirgli il rapporto umano che si instaura con il cliente, fatto di contatto diretto e scambio di opinioni a cui il pc non può sopperire. In questo modo è anche più facile valorizzare il know-how acquisito negli anni e aiutare il cliente nella scelta del miglior prodotto a lui indicato.
Riguardo al futuro alcuni negozianti hanno lamentato una mancanza di certezze che crea una buona dose di difficoltà, soprattutto per quanto riguarda gli ordini per la prossima stagione. Gli impianti saranno aperti? Il trend dello scialpinismo sarà confermato? Lo sci alpino diminuirà? Al momento infatti è difficile immaginare lo scenario della FW 21/22 e di conseguenza fare una sommaria quanto necessaria programmazione.
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