
Prosegue anche questo mese la nostra inchiesta la Carica dei 101, con le 23 domande che abbiamo rivolto ai negozianti per avere un quadro sull’andamento del mercato outdoor nel 2020 (qui il riassunto della prima e della seconda puntata).
Qual è il sentimento dei negozianti?
La maggior parte dei negozi ha notato una generale voglia da parte delle persone di stare all’aria aperta e passare del tempo nelle natura, dopo le chiusure forzate dovute al lockdown primaverile e parzialmente a quello autunnale. Un’euforia collettiva che ha riguardato una gran quantità di gente e di cui molti retailer hanno beneficiato in termini di incasso. Ai clienti affezionati e storici si sono affiancati un’intera categoria di persone avvicinatesi alla montagna per la prima volta (soprattutto d’estate), identificando in essa un luogo isolato ed esente da rischi di contagi.
Ecco spiegato l’aumento delle vendite tra i mesi di maggio e settembre: un trend che per alcuni è proseguito anche nella stagione invernale, con una crescita generale del comparto outdoor, e per altri si è fermato o è proseguito a fasi alterne fino al termine dell’anno. Un andamento altalenante che in certi casi ha permesso comunque di chiudere con un fatturato in pari se non addirittura in crescita, ma in altri ha creato molti problemi. Diversi, inoltre, hanno sentito la mancanza delle gare e degli eventi in presenza (anche a livello di retail), mentre qualcuno ha osservato una maggiore attenzione da parte dei clienti nella scelta dei materiali e delle funzionalità dei prodotti, soprattutto nell’abbigliamento.
Per quanto riguarda la non apertura degli impianti sciistici, alcuni negozi non hanno subìto forti conseguenze perché incentrati su altre attività quali scialpinismo, sci di fondo e trekking invernale (quest’inverno maggiormente praticate rispetto al passato). Benefici sono derivati anche dall’approccio a queste discipline da parte di neofiti: le abbondanti nevicati in tutta Italia, infatti, hanno spinto appassionati vecchi e nuovi a frequentare la montagna in lungo e in largo. Da contro, invece, tutto ciò che ruotava e tuttora ruota attorno allo sci alpino è rimasto completamente fermo e al momento sta procedendo con forti difficoltà.
L’incertezza sulla programmazione per la prossima stagione è stata rivelata in più occasioni, perché al momento è ancora difficile comprendere come si evolverà la situazione che tuttora stiamo vivendo e, di conseguenza, la pianificazione degli ordini è quanto mai un tabù. La paura è di ritrovarsi ancora una volta i magazzini pieni e svuotarli a fatica: premura è la parola d’ordine.
Molti hanno ricevuto supporto dalle aziende legate al mondo outdoor e sci che, comprendendo le difficoltà del momento, sono venute incontro con dilazione dei pagamenti e/o ritiro dell’invenduto. Altri, invece, hanno avuto finanziamenti da parte delle banche o aiuti dallo Stato.
Per quanto riguarda la sostenibilità, infine, in alcuni casi viene constatata una certa sensibilità da parte del cliente, in particolare quando il prodotto viene spiegato e valorizzato nei dettagli, assumendo così un maggior rilievo ai suoi occhi e invogliandone l’acquisto. Attenzione e richieste provengono soprattutto dalle generazioni più giovani. Tuttavia, al tempo stesso, non c’è ancora – se non in qualche raro caso – una ricerca mirata di prodotti ecosostenibili e non sempre si ha una precisa idea di acquisto su questo tema.
Troverete la terza puntata dell’inchiesta sul n. 02 di Outdoor Magazine (qui la prima e la seconda).
Commenti