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È un comunicato congiunto quello che lega la voci del presidente del Collegio Nazionale Maestri di Sci Giuseppe Cuc a quella del presidente dell’AMSI, Associazione Maestri di Sci Italiani Maurizio Bonelli, al fine di porre ancora una volta la luce sulla grave situazione che stanno vivendo più di 15.000 Professionisti della neve e 400 Scuole Sci distribuite sul territorio nazionale.

Col.Naz. e AMSI infatti, prendono atto di come le misure del nuovo DPCM hanno purtroppo messo ai margini il mondo della montagna e soprattutto degli sport invernali, cui i Professionisti della neve, ovvero i Maestri di sci, sono parte integrante per il ruolo “didattico”.

Dal comunicato si legge che la montagna, preme  ricordare, è l’unica “zona territoriale” citata nella nostra  Carta Costituzionale, nella quale precisamente  all’art. 44 viene fissato, con sorprendente risolutezza: “La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”.

All’interno dei vasti territori montani e dei suoi meravigliosi paesaggi ci sono persone e famiglie che per generazioni hanno realizzato sistemi d’integrazione e sostentamento, spesso legati al mondo del turismo invernale. I Maestri di sci fanno parte di questo “sistema montagna” non  per caso, ma grazie a decenni di assegnamento sulla propria professionalità e sulla determinazione di chi è abituato prima a lavorare e poi a chiedere. I 15.000 Maestri di Sci Italiani non sono sprovveduti e come ricorda la loro stessa storia, da sempre, rappresentano i primi custodi delle regole che la montagna impone.

All’annuncio del primo lockdown, il 10 marzo, ricorda il comunicato, l’intera categoria dei maestri fece sue le indicazioni d’immediata interruzione dell’attività nelle aree sciabili, ed è stata quindi tra le prime a rinunciare e interrompere la propria occupazione nel pieno della stagione turistica.

Ora con il DPCM del 3 dicembre un altro colpo di  scure giunge inesorabile sui Professionisti della neve, privati come detto di una parte consistente della stagione scorsa, quella 2019/2020 e, ora, con la prospettiva di non rimettere gli sci ai piedi sicuramente fino al 7 gennaio 2021.

Per i nostri Maestri di sci e per tutte le loro famiglie non sarà assolutamente facile, ma con il consueto senso di responsabilità la Scuola Italiana Sci si sta adattando e si adatterà, pur non condividendo le scelte prese che ci riguardano, crediamo dettate dalla non conoscenza di base del mondo della montagna e delle figure professionali che la compongono.

La Scuola Italiana Sci in questi mesi non è stata ferma: sono stati predisposti scrupolose linee guida, scrupolosi decaloghi e vademecum, condivisi con gli impiantisti, per garantire la totale sicurezza agli allievi prima, durante e post lezioni. Pertanto, in questo delicato contesto il Collegio Nazionale Maestri e l’Associazione Maestri di Sci Italiani, richiamiamo ancora una volta l’attenzione del Governo e di tutti coloro che hanno responsabilità nella gestione di questa calamità, affinché nelle prossime settimane il settore non sia nuovamente dimenticato o, peggio, ritenuto sacrificabile come in parte già avvenuto.

A tal proposito il presidente Col.Naz Beppe Cuc e AMSI Maurizio Bonelli intendono sottolineare che se si chiedono ulteriori sacrifici, per il bene comune, la categoria è pronta a sostenerli ma rivolgiamo un accorato appello a chi ha responsabilità di Governo, affinchè, anche  in considerazione dell’andamento pandemico si rivaluti, prima dell’inizio delle festività di fine anno, possibili soluzioni diverse rispetto alla chiusura.

La montagna e i suoi operatori meritavano rispetto invece sono stati sacrificati e soggiogati da un atteggiamento sordo, poco lungimirante che in totale assenza di concertazione ha di fatto decretato un gravissimo danno per la categoria.  Il rispetto delle persone e delle regole sono per noi elementi assoluti, chiediamo semplicemente di lavorare, non come se  il COVID non ci fosse, ma rispettando e  facendo rispettare le regole che, il Governo vorrà  imporci, con concreta determinazione e solida risolutezza, regole e misure che tra l’altro abbiamo già individuato a tutela di Noi stessi e di tutti i nostri allievi.

Ora come già evidenziato si apre la partita dei ristori che ci auguriamo tengano  in considerazione le  nostre proposte che  si dovranno concentrare sul calo di fatturato dei mesi di novembre  20, dicembre 20 e  gennaio 21 rispetto agli stessi mesi delle passate stagioni. Se così non fosse sarà ancora una presa in giro per la Nostra categoria.