In questo articolo si parla di:

Le regioni alpine le stanno provando tutte per cercare di salvare una stagione che si preannuncia essere complicata. La proposta fatta al Governo, ovvero quella di aprire gli impianti sciistici solo a chi soggiorna in hotel e chi ha le seconde case, unita alla possibilità di chiudere i confini per gli italiani che vorrebbero andare a sciare in altri stati europei, sembra essere un compromesso per controllare i flussi di persone nelle località di Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

Queste infatti sono le regioni italiane che più di tutte necessitano di una presa di posizione favorevole da parte di Roma, in quanto gran parte del fatturato invernale proviene da quella che può essere definita “industria neve”. La chiusura totale degli impianti infatti costituirebbe il collasso per la stragrande maggioranza delle attività alpine.

La presa di posizione delle regioni del nord Italia è quindi una sorta di via di mezzo per l’inizio di questa stagione, pensata soprattutto per evitare assembramenti, il “principio cardine” del prossimo dpcm che si sta decidendo in queste ore.

Concedere lo skipass a chi ha pernottato in una struttura ricettiva e a chi possiede o prende in affitto una seconda casa, consente di controllare al meglio l’afflusso all’impianto sciistico. Il pendolarismo può infatti essere un problema in certe giornate“, queste le parole degli assessori delle regioni alpine che hanno sottoscritto la proposta durante la Conferenza delle Regioni.

“La soluzione che proponiamo al Governo Conte permette di avviare la stagione invernale con gradualità, in questo modo si potranno applicare i protocolli di sicurezza che abbiamo approvato lunedì scorso e metterli alla prova, infatti, se consentiamo l’acquisto degli skipass solo a chi ha pernottato in una struttura ricettiva o in una seconda casa saremo in grado di sapere con precisione il numero degli avventori per ogni giorno e in questo modo potremo gestire al meglio l’afflusso e il deflusso agli impianti di risalita. Si tratta di una soluzione ragionevole, da adattare alle esigenze di ciascun territorio. Il Governo ci ascolti, consenta l’apertura degli impianti di risalita con questo criterio e permetta la mobilità regionali”.

È proprio la mobilità tra regioni uno dei requisiti ritenuti necessari per consentire l’avvio della stagione, e su cui si cerca il compromesso: “Se il Comitato Tecnico Scientifico e il Governo intendono vietarla per evitare feste e momenti di aggregazione, consentano perlomeno la mobilità tra Regioni per chi ha prenotato in una struttura ricettiva almeno una notte”.

Si unisce alle voci dell’arco alpino anche l’Abruzzo con l’Assessore Regionale al turismo Daniele D’Amario, che conferma la concessione di 3 milioni di euro di ristori al settore da parte della Regione. “Mi sono confrontato con i miei colleghi delle Regioni Alpine definendo una strategia comune che vede come via maestra l’apertura degli impianti di risalita a Natale solo per chi pernotta almeno una notte nelle diverse destinazioni sciistiche abruzzesi o per chi possiede o affitta una seconda casa”

A tutto ciò si unisce anche Giovanni Toti, presidente della regione Liguria “Le Regioni si sono interrogate sulla possibile chiusura dei confini nazionali per evitare che il nostro pubblico vada a sciare in Svizzera, Slovenia o Austria“. Questo infatti è stato un altro tema di discussione durante la Conferenza tra Regioni in quanto gli Stati europei d’oltralpe si sono schierati per l’apertura degli impianti.

È quindi fondamentale che si riesca a trovare un compromesso tra le regioni alpine e Roma in quanto la sopravvivenza delle Alpi dipende dall’inizio della stagione invernale, il cui indotto è di circa 20 miliardi di euro.