
L’ambassador Kayland María José Cardell, detta Pipi, ha unito lavoro e hobby per farli diventare la sua vita: alpinista, climber, soccorritrice, guida alpina, sciatrice ma anche fotografa, videomaker, membro del “Comité de alpinismo de la Federación Andaluz de Montaña”, nonché compagna di vita e di avventure dell’imprevedibile Denis Urubko. Conosciamola meglio.
Leggendo di te, sembra che il rapporto tra montagna e famiglia sia indissolubile, è così?
Sono cresciuta sentendo parlare dell’amore e del rispetto per montagne, scalate e natura. I miei nonni, mia zia e mia madre mi hanno insegnato a fare i primi passi come alpinista e scalatrice. Però non avrei mai potuto immaginare di arrivare a un tale livello nell’alpinismo senza Denis.
Raccontaci le tappe del tuo percorso.
Ho iniziato con le prime ascensioni vicino a casa, in Sierra Nevada ma è sull’Himalaya che ho capito ciò che desideravo: ammirare le montagne dall’alto. Il mio prima seimila è stato sulle Ande ecuadoriane, con mia zia, poi sono passata progressivamente ai settemila per abituarmi all’altitudine.
Sul Cho Oyu, a 8.210 m, ho avuto ben chiaro il vero cammino che volevo intraprendere come alpinista. Nel 2015 ho esplorato in solitaria una valle semisconosciuta del Karakorum, in 35 giorni, scalando una cima vergine di 5.470 m. Quella volta credevo di aver dato il massimo ma… l’anno dopo ho conosciuto Denis Urubko.
Nel 2017 abbiamo aperto insieme “Shashka”, una nuova via per il Picco di Chapayev. Questa ascensione è stata premiata dalla Federazione Spagnola per gli Sport di Montagna e Scalata (FEDME) come miglior attività extra europea dell’anno 2017.
Nel 2018 abbiamo aperto la via tecnica “Matsoni” nell’Ushba, in Caucaso. Il 2019 era il momento di tentare una nuova via in stile alpino su un difficile ottomila, il Gasherbrum II, ma un infortunio mi ha lasciato fuori dai giochi, così è stato Denis ad aprire la via “Honeymoon” in solitaria. Oggi, abbiamo lasciato da parte l’alpinismo per concentrarci appieno sulla scalata su roccia.
Dopo tutto questo, sei riuscita a capire quali sono le tue reali potenzialità?
Quando decidiamo di uscire dalla nostra zona di comfort, tutti noi possiamo esplorare le nostre potenzialità e limiti. E restare sempre sorpresi. Io non sono particolare, semplicemente le mie attività in montagna mi hanno offerto la possibilità di scoprire dove risiedono realmente questi limiti. Quando mi alleno vicino a casa, mi diverto nelle scalate in solitaria: solo così posso concentrarmi su ciò che mi dice il mio “io” interno, oltrepassare i miei limiti fisici e mentali e spostare più in alto l’asticella, per me stessa.
Le esperienze al Picco Chapaev, Ushba e Gasherbrum II forse più di tutte ti hanno formata ma ti hanno anche causato molta sofferenza, nonostante la preparazione meticolosa. Col senno di poi, c’è qualcosa che avresti cambiato o non si può calcolare tutto?
Queste ascensioni mi sono proprio sfuggite di mano! Partecipare a questi progetti significava una sola cosa: accettare di farlo alla maniera di Denis ed essere consapevole di ciò che avrebbe comportato. Denis non è un alpinista ordinario, quindi ti chiede di dare tutto quello hai e che non hai, in termini di energia ed impegno. Il prezzo da pagare è stato altissimo ma era ciò che volevo, con tutta me stessa. Quando fai una scelta così rischiosa, devi esserne cosciente prima di arrivare al punto di non ritorno, prendere le decisioni giuste e portarle fino in fondo. Avere Denis al mio fianco – che indubbiamente è un privilegio – mi ha aiutata molto.
Hai abbracciato lo stile alpino: cosa ti dà rispetto ad altri approcci più tecnologici?
Ti dà leggerezza e di conseguenza velocità. Risparmi tempo ed energia, al contempo puoi guadagnare sicurezza, quindi ti esponi per un tempo inferiore. Secondo me, la migliore preparazione è avvicinarti più che puoi alla situazione reale, nell’allenamento.
Parliamo di Kayland: com’è la tua esperienza col marchio e con i suoi prodotti?
Kayland è un compagno fidato: i suoi professionisti vi si rispecchiano e si sentono davvero ascoltati. Per la nostra ultima spedizione al Gasherbrum II, Kayland ha specificatamente sviluppato uno scarpone per gli ottomila: a causa della mia caduta non ho potuto sfruttarlo appieno ma Denis ha aperto una nuova via in stile alpino, in 24 ore, con quegli scarponi! Tra le varie calzature Kayland che ho testato, le mie preferite sono: Apex Rock GTX, per alpinismo tecnico, uno scarpone leggero, adattabile e preciso; Gravity W’s GTX: le ho usate per le lunghe escursioni di avvicinamento al Gasherbrum, sono stabili e affidabili; le Alpha Knit W’s sono state le mie inseparabili compagne durante gli avvicinamenti estivi, sono comode, leggere, traspiranti ed efficienti; ultime in ordine di arrivo, le Vitrik W’s GTX sono la prova di come Kayland migliori di anno in anno: mi danno tanta sicurezza grazie alla stabilità dovuta alla suola. Da poco al lavoro ho tenuto un corso di salvataggio su cavo per seggiovie e cabinovie, le ho indossate per due settimane di seguito senza alcun problema. Credo che la domanda giusta sia: se Kayland non mi sponsorizzasse, sceglierei comunque i suoi prodotti a scapito degli altri? Assolutamente sì!
E adesso? Dopo l’estate di arrampicate in Italia cosa succederà?
Ad ora il nostro focus è la scalata su roccia, nei nostri progetti futuri c’è l’entrata nella dimensione dell’ottavo grado. Abbiamo in mente anche un progetto di insegnamento di tecniche di scalata in Pakistan e collaborazione per aiuto medico: pensiamo di avere i mezzi necessari per aiutare le persone in questo senso e ci motiva moltissimo poter apportare un aiuto ad un paese che ci ha regalato tante soddisfazioni personali.
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