In questo articolo si parla di:

Giunto alla sua 10ª edizione, Utlo è certamente uno dei trail più importanti che si svolgono in Italia per numero di iscritti e stranieri partecipanti. Si svolge tradizionalmente in pieno autunno, a ottobre, per sfruttare il microclima del lago d’Orta sul quale si affaccia e godere di condizioni meteorologiche uniche nel suo genere. Un appuntamento imperdibile per professionisti ed appassionati, che chiude la stagione di trail running.

Quest’anno Utlo, come altre realtà, è riuscito ad andare in scena quasi regolarmente: il programma ha previsto la 60 km open e 30 km, ma soprattutto la 72 km di campionato italiano Fidal trail lungo e campionato regionale, che è stata accorciata a 60 km causa alluvione. Data la situazione creatasi con l’emergenza sanitaria, diverse le novità che sono state introdotte per rispettare le normative come partenze scaglionate, cibi confezionati e mancate premiazioni, ma anche le difficoltà riscontrate rispetto gli anni scorsi. A nostro parere però è interessante conoscere anche la motivazione che ha spinto gli organizzatori a confermare l’evento e la risposta ricevuta da atleti e sponsor. Per questo motivo abbiamo rivolto qualche domanda a Stefano Bertazzo, responsabile sicurezza e membro del direttivo di Utlo.

(L’intervista risale al periodo precedente all’approvazione del nuovo Dpcm)

Stefano Bertazzo, responsabile sicurezza e membro del direttivo

Gara: Ultra Trail Lago d’Orta
Data: 17-18 ottobre 2020
Luogo: Omegna (Vb)
Percorsi: ex 72 km campionato italiano Fidal trail lungo e campionato regionale, poi modificato causa alluvione a 60 km 3800 d+, 60 km 3800 d+ (open), 30 km 1800 d+
Sponsor tecnici: Vibram, Hoka One One, Master, kratos, Eolo e Menabrea
Sito web: ultratraillo.com
Canali social: Facebook “Vibram Utlo – Ultra Trail Lago d’Orta” e Instagram “ultra_trail_lago_orta”.

Il periodo che stiamo vivendo vi ha sicuramente messo a dura prova e per resistere ci vuole tanta motivazione e passione. Quando avete scelto di confermare la gara e cosa vi ha spinto a farlo?
In realtà nella nostra testa avevamo la convinzione di riuscire a fare la gara da sempre, ma abbiamo aspettato ad aprire le iscrizioni per non avere il problema di dover gestire con gli atleti l’eventuale rimborso delle quote di iscrizione, in caso di annullamento. Poi, quando la situazione è migliorata, non abbiamo esitato a confermare la gara, anche se in forma ridotta, aprendo le pre-iscrizioni ad agosto ma senza chiedere il pagamento della quota, avvenuta poi nella prima settimana di ottobre. Quello che ci ha spinto è la voglia di provare a tornare alla normalità piano piano, con l’idea che si possa correre all’aperto in sicurezza.

Quant’è la responsabilità che vi siete dovuti assumere per garantire lo svolgimento della gara? Avete avuto supporto o tutela da qualche ente?
Quando si organizza una gara si hanno sempre delle responsabilità, con o senza Covid, perché la sicurezza di atleti e dei nostri volontari sul percorso è fondamentale. Il comune di Omegna e gli altri interessati dalla gara ci hanno sempre supportato agevolando il nostro lavoro.

Con il senno di poi rifareste la gara?
Assolutamente sì.

Quali sono le normative imposte (partenza, ristori, villaggio, ritiro pacco gara, premiazione)? Come vi siete organizzati per rispettarle?
Partiamo dalla distribuzione pettorali: rispetto agli altri anni, si è svolta all’aperto e l’abbiamo divisa in fasce orarie su prenotazione, con un massimo di 200 persone ogni ora, consegnando anche un igienizzante per le mani e misurando la temperatura a tutti. Il pacco gara, invece, è stato consegnato alla fine, in un luogo diverso da quello della consegna del pettorale.
Le partenze si sono svolte sempre a gruppi di 200, a seconda della prenotazione, a distanza di un’ora l’una dall’altra, mentre gli atleti sono stati posizionati a una distanza di 1x1m tra loro, con l’aiuto della segnaletica a terra. I ristori sono stati all’aperto, con tavoli distanziati, prodotti confezionati e liquidi, distribuiti direttamente dai volontari, che si impegnavano anche a evitare assembramenti.
Nel villaggio abbiamo seguito le regole imposte dal comune, diminuendo il numero di stand presenti per garantire più spazio e posizionando gel mani e cartelli con indicazioni.
Le premiazioni si sono svolte, nel mantenimento del distanziamento, solo per la gara ex 70 km del campionato italiano, perché era formata da un solo gruppo, mentre per le altre due non è stata prevista alcuna premiazione perché, partendo in più fasce orarie, i tempi si sarebbero allungati troppo, quindi abbiamo preferito spedire direttamente a casa i relativi premi.

Ci sono ulteriori accorgimenti che avete messo in atto e che vanno oltre le normative?
Secondo i protocolli avremmo potuto realizzare partenze fino a 500 atleti per volta, ma abbiamo ritenuto che a gruppi di 200 potessero bastare per evitare di muovere troppe persone contemporaneamente. Abbiamo anche tolto il “pasta party” finale, trasformandolo in un sacchetto take away.

Ci sono accorgimenti imposti dal Covid che si sono rivelati positivi per la gara e che quindi potreste mantenere in vigore anche nelle prossime edizioni, al termine dell’emergenza?
La divisione in fasce orarie su prenotazione è complessa ma interessante per evitare l’assembramento di troppe persone, mentre i ristori un po’ più spartani ci fanno pensare a qualche modifica per il futuro.

A livello numerico: iscrizioni? Maggioranza di donne o uomini?
Riducendo il numero di gare e con un numero massimo di 1400 atleti su due giorni imposto dalla normativa, abbiamo avuto una logica diminuzione (lo scorso anno eravamo circa 2600). In prevalenza ci sono stati più uomini che donne.

Alcuni organizzatori ci hanno raccontato di record di iscritti. Associate questo fenomeno a una riduzione del numero di gare e conseguente concentrazione in quelle confermate o all’aumento della pratica della disciplina?
Noi eravamo abituati a numeri molto più alti, quindi non siamo tra quelli che hanno avuto incrementi, anche perché la normativa in vigore non ce lo permetteva, limitando il numero a 1000 partecipanti per eventi in un’unica giornata. Credo che il record sia stato fatto in gare con numeri più bassi dei nostri.

Per molti, la vostra potrebbe essere stata la prima gara, o una tra le prime, dopo lo stop: cos’avete notato nel loro comportamento? Vi sembrano preoccupati, carichi, poco allenati, molto allenati…?
Non abbiamo notato particolari segnali di preoccupazione, anzi le persone erano comunque ben preparate ed allenate e ci sono stati pochissimi ritirati.

Vi è stato rispetto delle norme?
Molto devo dire. Tutti hanno rispettato al massimo le regole e sono stati molto attenti e dispclinati, con un comportamento impeccabile prima, durante e dopo la gara.

Molti brand a causa dell’emergenza hanno bloccato i budget destinati alle gare, Come si sono comportati i vostri? Cosa ne pensate a riguardo? Quanto conta per voi la loro presenza?
La loro presenza è fondamentale per noi sia dal punto di vista economico che da quello di immagine per la manifestazione. Alcuni di loro hanno confermato a pieno la loro sponsorizzazione, mentre altri hanno dovuto fare delle riduzioni dettate dalla crisi in corso, un gesto che comprendiamo visto il momento che stiamo vivendo. Quindi ci siamo adeguati alla situazione, sperando in un futuro di ripresa del mercato del lavoro e di conseguenza la possibilità di avere budget più alti da poter investire nel nostro evento.

Avete ricevuto supporto anche da altri enti locali o regionali?
Omegna, il comune principale che ci ospita, ci aiuta con dei contribuiti, mentre per avere supporto dalla Regione ci sono sempre enormi difficoltà, anche solo per iniziare un discorso a parole. Noi siamo al decimo anno di manifestazione e non abbiamo mai ricevuto niente.

 

Jerome Bernard, sport innovation marketing global director

Una domanda anche a uno degli sponsor della competizione, Jerome Bernard, sport innovation marketing global director di Vibram.

Da quando siete sponsor di Utlo? Perché l’avete scelta?
Da quattro anni. Utlo rappresenta uno dei trail più importanti in Italia, se non il più importante dopo la Lavaredo Ultra Trail per numero di partecipanti e proporzione di stranieri iscritti. È un evento internazionale che ha un grande potenziale di crescita, poi si svolge a ottobre, quando la stagione del trail si considera terminata, mentre qui ci sono ancora le condizioni giuste per poter realizzare una gara. Poi si svolge vicino alla sede di Vibram, una 40ina di chilometri in linea d’aria, dunque per noi è importante per supportare il territorio locale. Infine, perché la gara è organizzata anche da una nostra atleta, Julia Baikova.

Troverete l’inchiesta sulla ripresa delle gare e le interviste complete sul numero 10 di Outdoor Magazine.