
Le misure stringenti delle ultime settimane, e in particolare quelle imposte dal DPCM di domenica 25, hanno nuovamente gettato sul panorama sportivo un velo di paura o, quanto meno, di incertezza. Ad essere coinvolti, inevitabilmente, anche i mondi della corsa, della corsa in montagna e del trail. In base all’ultimo decreto è ad oggi possibile allenarsi in ambiente aperto e in maniera individuale, senza mascherina purchè si tratti di attività sportiva (ad alta intensità, come la corsa) e non solamente motoria (passeggiate). Sono consentite anche le competizioni. In merito abbiamo intervistato Paolo Germanetto, responsabile tecnico Fidal corsa in montagna, trail e ultradistanze.

Paolo Germanetto, ph. Davide Vaninetti
Cosa prevede il nuovo decreto rispetto alle competizioni di corsa in montagna/trail Running? L’ultimo DPCM prevede che possano essere ancora svolte soltanto le competizioni, professionistiche o dilettantistiche, ritenute di interesse nazionale dal CONI e dal Comitato Paralimpico, nell’ambito dei protocolli di sicurezza emanati dalle rispettive Federazioni. Anche per quanto riguarda corsa in montagna e trail running si torna dunque alla situazione dei primi mesi estivi, con l’ipotetica possibilità di svolgere gare inserite nel calendario nazionale FIDAL o gare regionali FIDAL con la partecipazione di almeno un atleta riconosciuto come di alta qualificazione. Dico ipotetica, perché poi nei mesi invernali cala a prescindere il numero di gare ed è facile immaginare che diventeranno anche più prudenziali le valutazioni che gli organizzatori andranno a fare insieme agli enti locali circa l’opportunità di confermare o meno la manifestazione in programma.
Ciò che al momento rimane sicuramente possibile è continuare a correre: proviamo a farlo, sui sentieri o su strada, assaporando fino in fondo la bellezza di poterlo fare. Poi torneranno anche le gare!
Quindi le competizioni non sono vietate?
Al momento no, ma è chiaro che è anche più difficile ora avere l’autorizzazione di un sindaco o di un prefetto.
Sul prossimo numero di Outdoor Magazine troverete un’inchiesta sulla “Finestra di ripresa delle gare” e l’intervista a Germanetto realizzata prima di questo ultimo decreto. Di seguito alcune risposte.
La maggior parte delle gare di corsa in montagna/trail che hanno ripreso dopo il lockdown sono legate alla Fidal. Cosa vi ha spinti a resistere e confermarle?
Intanto un obbligo istituzionale: i decreti con cui il Governo ha concesso una graduale ripresa delle attività sportive agonistiche facevano e fanno esplicito riferimento ai protocolli di sicurezza predisposti dalle differenti Federazioni sportive affiliate al Coni. Fidal ha scelto di aggiornare con continuità i suoi protocolli, seguendo l’andamento della situazione e adattando le indicazioni ai diversi contesti di gara (pista, strada, corsa in montagna e trail). Poi, la volontà di dare risposte concrete e responsabili al nostro movimento anche in un momento di grande difficoltà.
Quali sono gli aspetti di questa pandemia che rendono difficile la gestione delle gare di corsa in montagna e trail in Italia? E, se presente, quale differenza con le gare di corsa su strada?
Ci sono indubbiamente difficoltà comuni, come la gestione dei grandi numeri, tanto nei contesti più caotici delle parta agonistica quanto nei momenti che precedono e seguono la gara. L’impossibilità di poter gestire migliaia di atleti contemporaneamente, la necessità di investire più risorse nella messa in sicurezza delle aree di gara e nel contempo ridurre all’osso area expo ed altri spazi di aggregazione e interesse commerciale, ha comportato la cancellazione di gran parte delle maratone e mezze maratone italiane, così come di alcune delle gare più partecipate del mondo dell’off-road running. Correre sui sentieri ha forse permesso agli organizzatori delle nostre gare di concentrare l’attenzione più forte sulle aree di partenza e arrivo, intaccando meno la sensazione di potersi muovere con libertà e sicurezza lungo il percorso di gara.
Quant’è la responsabilità che vi siete dovuti assumere per garantire lo svolgimento delle gare? E che tipo di supporto offrite agli organizzatori? Siete supportati da enti locali da questo punto di vista?
La pubblicazione dei dispositivi di sicurezza richiamati dai decreti ministeriali è stato l’elemento su cui si sono poggiati gli enti locali nel concedere le autorizzazioni allo svolgimento delle manifestazioni ai comitati organizzatori. Fidal si è assunta la responsabilità di presentare proposte ai ministeri competenti (Sport e Salute) e di garantire loro che fosse possibile gareggiare in sicurezza in tempo di pandemia. Ciascun organizzatore, poi, ha fatto il suo personale “atto di coraggio” nel provare a organizzare la propria manifestazione, assumendosi responsabilità dirette decisamente importanti: sarebbe bello che gli atleti, le aziende e gli sponsor riconoscessero loro questo impegno anche quando la situazione si sarà normalizzata.
L’intervista completa su Outdoor Magazine n. 10.
Commenti