
Il nuovo Dpcm varato dal governo ed entrato in vigore dalle 24 di domenica 25 ottobre sino al 24 novembre prevede nuove misure per il contenimento della pandemia, tra cui quella relativa agli impianti di risalita al comma mm: “sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici; gli stessi possono essere utilizzati da parte di atleti professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato Italiano Parlimpico (CIP) e/o dalle rispettive federazioni per permettere la preparazione finalizzata allo svolgimento di tali competizioni. Gli impianti sono aperti agli sciatori amatoriali solo subordinatamente all’adozione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e validate dal Comitato tecnico-scientifico, rivolte ad evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti.”
In merito a ciò le varie regioni si stanno muovendo e la situazione italiana non segue una linea comune.
Arno Kompatscher, governatore altoatesino, va controcorrente firmando l’ordinanza 49 che prevede l’apertura dei comprensori sciistici attivi, al momento Solda e Val Senales, che quindi potranno essere fruibili sia da atleti professionisti e non professionisti che da sciatori amatoriali.
Oltre a ciò sono previsti “alcuni adattamenti alla realtà locale in virtù dei margini di manovra che ci sono concessi dalla nostra autonomia e dalla legge provinciale sulla fase 2 dello scorso maggio”; quindi i bar altoatesini potranno chiudere alle 20, mentre i ristornati alle 22, dalle 18 però sarà obbligatori somministrare cibi e bevande solo al tavolo, con posti prenotati e un massimo 4 le persone per tavolo, eccetto familiari e conviventi. I cinema, teatri e sale da concerto continueranno ad essere aperti purché abbiano una capienza massima di 200 persone
Sulla stessa linea anche Anef, associazione nazionale esercenti funiviari dell’Alto Adige che dichiara: “gli impianti di risalita vanno parificati al trasporto pubblico locale e la loro chiusura rappresenterebbe un duro colpo per molte zone di montagna che sopravvivono grazie al turismo, non avendo altri introiti”. La chiusura di hotel sarebbe equivarrebbe all’arresto dell’economia: “Sciovie e seggiovie sono all’aria aperta e non rappresentano un problema. La seconda ondata non può essere attribuita alle nostre attività, in quanto erano ancora chiuse. Si scia all’aperto, l’attività non è equiparabile a palestre e piscine”. *
Situazione diversa invece al Passo dello Stelvio che avrebbe dovuto chiudere la sua stagione estiva il prossimo weekend, quello del 30 e 31 ottobre, ma che invece anticipa la chiusura dei tornelli a oggi: “Il decreto parla chiaro, non possiamo fare esercizio. E non possiamo aspettare tre o quattro giorni in attesa che il CTS dia l’ok al Protocollo confezionato dalla Regioni, per poi aprire due giorni”, queste le parole di Umberto Capitani, direttore generale presso Sifas spa Bolzano.**
La situazione non cambia molto a Cervinia, in Valle d’Aosta, al momento unico comprensorio che avrebbe aperto i battenti lo scorso weekend e che è stato il centro delle polemiche a causa dell’affollamento delle funivie nel primo giorno di apertura. Al momento la stazione sciistica resta chiusa in attesa del varo di un nuovo protocollo.***
A favore di tutti gli sport invernali si schiera ancora una volta Flavio Roda, presidente della FISI: “Ribadisco quindi quanto detto già qualche giorno fa. Gli sport invernali devono tornare aperti a tutti, anche perché la stessa attività agonistica di alto livello si fonda sull’attività di base, sul lavoro degli sci club e dei maestri di sci che, crescendo i più piccoli, mettono le condizioni perché si possano creare i campioni di domani. Il tutto nella massima sicurezza e in un ambiente aperto e sano”.
E continua: “Il mondo degli sport invernali garantisce lavoro a centinaia di migliaia di persone – ha proseguito Roda – con un indotto notevole sul Pil del Paese. In più, nel nostro sport è impossibile contagiarsi sulle piste, vista l’attrezzatura che ogni sciatore veste per proteggersi dal freddo. Va fatta attenzione alla base degli impianti e nei rifugi, ma sono situazioni che sono assimilabili all’ingresso in un supermercato o in un bar: esistono regole ben precise ed è sufficiente rispettarle”.****
Da parte sua la Presidente dell’Anef nazionale Valeria Ghezzi ribadisce l’importanza della cautela e ripropone il protocollo che la stessa associazione nazionale esercenti funiviari ha stilato con UNI e di cui ci parla più approfonditamente in un articolo in uscita su Outdoor Magazine 10 di Ottobre e di cui vi anticipiamo uno stralcio.
Ci riassume in punti salienti il protocollo preparato con UNI?
“Il documento identifica tre fasi durante le quali è necessario applicare le misure igienico sanitarie:
l’accoglienza della clientela, il trasporto e infine l’uscita dall’impianto. Nella prima e terza fase l’impianto deve garantire la separazione dei flussi di clientela, rispettando il distanziamento sociale prescritto dalla normativa. Nella fase di trasporto si raccomanda ai passeggeri di indossare guanti e mascherine. Il viaggio è in media talmente corto che in linea torica non dovrebbe provocare situazioni di pericolo poiché è sempre assicurata l’areazione all’interno delle cabine”.
*www.ilmessaggero.it
**www.sciaremag.it
***https://www.cervinia.it/
****https://www.fisi.org/
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