
“Sono sempre stata una bambina e una ragazza vivace. Il fatto di praticare dello sport è per me un’esigenza fisica e, in particolare quando studiavo, sentivo spesso la necessità di trovare delle occasioni per muovermi e sfogarmi. In inverno mi piaceva molto andare a sciare in Val di Ledro: lo facevo quando ancora non esisteva lo skilift e io risalivo a scaletta le piste con gli sci ai piedi. Adoro la fatica e l’idea di faticare per riuscire a conquistare o fare qualcosa perché, quando raggiungi quel qualcosa, vinci una sfida con te stesso. Amo da sempre il movimento all’aria aperta e ancora oggi faccio lunghi trekking che, una volta arrivata sulla cima delle montagne, mi fanno sentire in pace con il mondo e fortunata per il fatto di poter godere di viste meravigliose”.
Nel cuore di Paola Mora c’è stata fin da subito la vela oppure da piccola hai avuto la possibilità di sperimentare diverse strade prima di individuare quella che più ti identificava?
“Sono una persona curiosa di esperienze e credo di aver colto tutte le occasioni che mi si sono presentate e provato tutto il possibile. Soprattutto a livello amatoriale ho praticato diversi sport come il tennis, il pattinaggio, lo sci e la bicicletta. Amo provare esperienze nuove e ho avuto la fortuna di sperimentare tutto ciò che mi piaceva: mi sono cimentata per esempio anche nel kite surf, nello sci e nel nuoto. Il nuoto, in particolare, mi piaceva molto perché sentivo mia l’idea di essere sospesa senza punti di appoggio, completamente immersa nella materia e padrona della mia libertà e dei miei pensieri”.
Il gioco che cresce, si trasforma in sport ed evolve nell’agonismo. Come hai capito che il tuo obiettivo nello sport poteva essere “partecipare per vincere”?
“Rispondo a questa domanda con una considerazione: oggi lo sport al femminile ha bisogno di una maggiore conoscenza. Buona parte delle donne abbandona questa attività molto giovane e questo perchè spesso lo sport non viene percepito come qualcosa di divertente. Lo sport in generale, ma soprattutto quello agonistico, deve continuare a essere insegnato come una continuazione del gioco: qualcosa di piacevole e divertente che semplicemente si trasforma e, un po’ come la vita, diventa solo più impegnativo”.
Quali sono stati i valori più importanti che hai appreso grazie allo sport da bambina e da ragazza?
“Cercare di arrivare sempre in fondo. Iniziare delle cose e finirle anche quando il gioco si fa duro. Fidarsi degli altri: di chi ci insegna, dei compagni e degli attrezzi. L’onestà di non barare né con me stessa, né con gli altri. Il fatto di riconoscere i miei limiti e di non trovare scappatoie. Il volontariato e la capacità di prendere delle decisioni”.
Da campionessa a Presidente del Comitato di Trento nonché prima donna Presidente del CONI nazionale. Una carriera brillante che ti chiediamo di riassumere in tre semplici parole.
“Umiltà. Essere al servizio degli altri in una squadra anche come dirigente. Competenza. Per lavorare bene e essere utile a qualcuno è importante avere delle conoscenze di base solide. Piacere. Per fare e insegnare al meglio lo sport è indispensabile farlo con motivazione ed entusiasmo.”
Ph. credits: Fidal.it (Paola Mora con l’atleta Yeman Crippa)