In un periodo di difficoltà e incertezze il ruolo della stampa è quello di dare notizie corrette. La nostra rivista si è sempre spesa su questo fronte, verificando attentamente le fonti e la loro attendibilità prima della pubblicazione. Ci siamo accorti, grazie al dialogo che intercorre in questo periodo con i negozianti, che esiste una sostanziale confusione in merito alla regolamentazione che sottende alla tanto agognata riapertura del 18 maggio. Ci siamo inoltre resi conto di una fake news che, anche grazie al passaparola e a una continua reiterazione da parte dei social, si è diffusa a macchia d’olio. Ci riferiamo alla cosiddetta “sanificazione dei capi d’abbigliamento dopo la prova e tra un cliente e l’altro”. Non è da escludere che tale obbligo venga introdotto con le prossime direttive o decreti ma, al momento, non sussiste. Come si evince anche dal fatto che i negozi di abbigliamento per bambini hanno potuto riaprire senza essere costretti a una tale sanificazione.

 

Il Dpcm 26 aprile 2020 (cioè la normativa a cui attualmente bisogna far riferimento presentata dal premier Giuseppe Conte per la Fase2) riporta, all’allegato 5, le misure obbligatorie relative alla riapertura al pubblico dei negozi. E in nessuno dei punti, che di seguito riportiamo, si fa cenno alla sanificazione, né tanto meno delle modalità con le quali essa sarebbe da effettuare. Si parla invece di distanziamento interpersonale, pulizia e igiene ambientale, accesso regolamentato in base alle dimensioni dell’esercizio commerciale.

 

Si tratta, come vedete, di una serie di regole generali e, nel limite del consentito, di duplice o incerta interpretazione. Ad esempio, al punto 1 si parla di “mantenimento in tutte le attività e le loro fasi del distanziamento interpersonale”: ci si può a questo punto chiedere come sarà possibile, per il negoziante mantenere questa distanza nel momento in cui debba porgere un attrezzo o un paio di scarpe al proprio cliente. Probabilmente la soluzione potrebbe essere quella di organizzare gli spazi in modo che il cliente possa accedere ai prodotti in maniera autonoma. Ma questa è solo una ipotesi. Continuando ai punti 2 e 3 , si parla di pulizia e aereazione, ma senza specificarne le modalità e senza possibilità di verifica. Il tutto, ci viene da pensare, sarà affidato al “buon senso” del negoziante. Andando avanti nella lettura, grande importanza viene data alle modalità di accesso in relazione alle dimensioni dei locali (punto 7), chiaramente regolamentata fino ai 40 metri quadrati ma abbastanza lacunosa per quanto riguarda gli esercizi più grandi.

In nessuno dei punti, tuttavia, si parla della tanto discussa sanificazione dei prodotti.

 

Di seguito, al fine di informare al meglio e correttamente i nostri lettori, la parte del decreto relativa agli esercizi commerciali.

 

1.Mantenimento in tutte le attività e le loro fasi del distanziamento interpersonale.

2. Garanzia di pulizia e igiene ambientale con frequenza almeno due volte giorno ed in funzione

dell’orario di apertura.

3. Garanzia di adeguata aereazione naturale e ricambio d’aria.

4. Ampia disponibilità e accessibilità a sistemi per la disinfezione delle mani. In particolare, detti

sistemi devono essere disponibili accanto a tastiere, schermi touch e sistemi di pagamento.

5. Utilizzo di mascherine nei luoghi o ambienti chiusi e comunque in tutte le possibili fasi lavorative

laddove non sia possibile garantire il distanziamento interpersonale.

6. Uso dei guanti “usa e getta” nelle attività di acquisto, particolarmente per l’acquisto di alimenti e bevande.

7. Accessi regolamentati e scaglionati secondo le seguenti modalità:

a) attraverso ampliamenti delle fasce orarie;

b) per locali fino a quaranta metri quadrati può accedere una persona alla volta, oltre a un massimo di due operatori;

c) per locali di dimensioni superiori a quelle di cui alla lettera b), l’accesso è regolamentato in

funzione degli spazi disponibili, differenziando, ove possibile, i percorsi di entrata e di uscita.

8. Informazione per garantire il distanziamento dei clienti in attesa di entrata.

 

 

Tatiana Bertera

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