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È iniziato tutto qui, precisamente nel distretto di WuHan. Nel pieno del Capodanno cinese, come ben sappiamo, è scoppiata la pandemia del Covid-19 e le restrizioni messe in atto sono state dure fin da subito. A vivere tutto questo, quindi, tante aziende cinesi o con sede sul territorio cinese. Comprese quelle del distretto calzaturiero di Guangzhou, la più grande città costiera del sud del Paese e la terza più popolosa con 10,7 milioni di abitanti. Un’area che molti produttori del mondo sport e outdoor conoscono bene e dove non mancano realtà d’eccellenza, anche italiane. Tra queste c’è senz’altro il VTC, ossia il Vibram Technological Center, inaugurato dall’azienda di Albizzate nel 2009. Proprio qui eravamo stati fisicamente lo scorso anno per partecipare alla festa del decimo anniversario della struttura (si veda l’ampio report su Outdoor Magazine 6 – 2019). Qui siamo tornati “virtualmente” negli scorsi giorni per parlare ancora una volta con Alberto De Campos (nella foto), chief product officer Vibram (EMEA, USA e APAC), in Cina da 20 anni, con alle spalle importanti esperienze anche in altre aziende e – di fatto – alla sua quarta epidemia.

Buongiorno Alberto. Ci racconti come si è evoluta l’emergenza e l’impatto sulla vostra attività?

Come da tradizione, il 22 gennaio abbiamo organizzato e svolto la festa di Capodanno, un’occasione per noi di Vibram molto sentita. Da diversi anni si svolge come fosse un teatro, i dipendenti si organizzano in team, qualcuno canta, altri suonano, ballano e si fa spettacolo. Un momento di vera festa, come succede in occasione di qualsiasi altro Capodanno. Dopo pochi giorni ci è crollato il mondo addosso. Da WuHan, dove nel giro di quattro giorni hanno chiuso una città intera e bloccato in casa parecchie decine di milioni di abitanti, è giunta la notizia dell’emergenza e la diffusione dell’ormai noto Coronavirus. Ci hanno informato che probabilmente sarebbe stato applicato il protocollo della guerra batteriologica, qualcosa che avevo già vissuto ai tempi delle altre tre epidemie e pandemie vissute, la Sars, l’aviaria e la mucca pazza. Più o meno sapevo cosa ci avrebbero chiesto le autorità e quali restrizioni ci sarebbero state imposte. Per questo motivo, senza aspettare troppe conferme e richieste ufficiali, come Vibram ci siamo mossi in modo preventivo. Purtroppo quello che è accaduto in seguito ha confermato l’utilità della nostra reazione.

Quali le azioni che avete messo in campo?

Eravamo nel pieno delle feste, quindi le attività erano tutte chiuse. Sono tornato comunque in azienda e abbiamo dato vita a un emergency team con un piano d’azione ben preciso. Abbiamo svolto riunioni sul tema della sicurezza e della salute, garantito la presenza di mascherine e disinfettanti per tutti, creato zone di isolamento nel dormitorio, nel caso di possibili positivi o sospetti positivi al virus. Abbiamo inoltre riservato un residence esterno come back up nel caso in cui non fosse bastato il dormitorio e fatto scorte di generi alimentari inscatolati a lunga scadenza. Essendo il VTC un centro innovativo, ci siamo adoperati per creare internamente del disinfettante. Non solo, abbiamo riconvertito alcuni impianti per la produzione di mascherine in gomma naturale, lavabili e sterilizzabili, per tutti i dipendenti, anche in prospettiva di inviarle ai colleghi in Italia e Stati Uniti. Insomma, abbiamo preparato tutto il necessario per superare un ipotetico e futuro controllo delle autorità.

Ci sono stati controlli? E quando avete potuto riaprire?

Grazie a questo “presunto eccesso” di precauzioni, come poteva essere visto inizialmente, abbiamo superato tutte le ispezioni a sorpresa, municipali, sanitarie e militari, l’ultima il 9 febbraio, e il 10 febbraio abbiamo potuto riaprire. La Vibram Rubber è stata l’unica azienda che ha avuto l’autorizzazione a ripartire in quella data, tutte le altre del distretto l’hanno ricevuta solo più tardi. Così, abbiamo perso una sola settimana, considerato che saremmo dovuti rientrare dal capodanno cinese a fine febbraio.

Ma i dipendenti potevano circolare liberamente?

In realtà no. Una volta riaperta la produzione, nessuno dei dipendenti ha potuto abbandonare l’azienda, si lavorava e si dormiva al suo interno, nei dormitori. Abbiamo tutti fornito la nostra disponibilità per mansioni anche diverse rispetto a quelle per le quali siamo stati assunti, questo per riuscire a coprire le assenze di una parte del personale. L’emergency plan prevedeva incontri per trasferire conoscenze e competenze. Questo perché molti colleghi erano in regioni da dove non potevano rientrare. La nostra struttura è di circa 240 persone e siamo ripartiti in circa 100.

Raccontavi quello che stava succedendo ai colleghi italiani e americani? Qual era la loro reazione?

Già durante il Capodanno mandavo report a tutti cercando di trasmettere la gravità della situazione. Cercavo di far capire che, nonostante non si avessero ancora restrizioni ufficiali in Italia e America, sarebbe stato meglio agire secondo il buon senso in modo preventivo. Purtroppo la gravità della situazione è stata chiara anche fuori dalla Cina solo quando il virus è arrivato anche negli altri Paesi. È normale, e si è trattato davvero di qualcosa di nuovo e mai visto, almeno al di fuori dalla Cina. Detto questo, Vibram è stata fin da subito molto attenta e ha messo in atto in tempi rapidi misure preventive.

Stando ai media, in Cina sembra ormai finita l’emergenza. Ce lo confermi?

Siamo quasi usciti dall’emergenza, ma le restrizioni restano le stesse. Infatti, ci sono due aspetti diversi da considerare, una è la situazione sanitaria vera e propria, che è assolutamente migliorata, l’altra sono le azioni preventive di controllo delle autorità, che continuano per evitare una ricaduta. La situazione è comunque in evoluzione, la Cina inoltre è un territorio molto vasto, in alcune zone si stanno leggermente allentando le restrizioni, in altre l’allerta è più alta e permane la quarantena con le sue regole più rigide. In alcune città le scuole elementari hanno riaperto, in altre ancora no. Di base scuole superiori e università sono operative da remoto. Il sentimento comune è che dopo il ponte del primo maggio possano riaprire anche università e scuole superiori, ma niente è certo al momento.

Cosa ne pensi delle ricadute e prospettive a livello economico?

Sono tutti preoccupati per l’economia. Personalmente, dopo le pandemie ho sempre visto un’ondata contraria dove bisogna recuperare tutto quello che si è perso, per questo sono abbastanza ottimista. Anche Vibram continuerà a investire sull’innovation, cercando di rimanere proattiva e ottimizzando questo momento al massimo per ripartire più forte.