
Fernanda Maciel, brasiliana, è in questo momento ottava nel ranking della atlete che disputano le gare del circuito mondiale di ultra trail. L’atleta di The North Face sta passando la sua quarantena a Chamonix in Francia e le abbiamo voluto chiedere di raccontarcela. Ecco le sue risposte.
Come stai? Come stai trascorrendo la tua quarantena?
La sto vivendo bene, come una sorta di pausa che, ammetto, mi serviva. A Marzo ho corso l’ultra trail delle Canarie, la Transagrancanaria e mi sono infortunata al peroneo. Avevo una grande paura di rimettermi a correre, ma nello stesso tempo non poteva smettere di farlo, anche in vista dell’Utmb. La quarantena mi ha fermata e ha fermato il mondo intero. Posso approfittare di questo stop forzato per prendermi cura di me senza sensi di colpa. È un momento importante per il mio recupero e ne voglio approfittare.
Riesci comunque a tenerti in movimento?
Sono a Chamonix e qui abbiamo la possibilità di fare un’ora di sport al giorno e ne approfitto per fare qualche chilometro fuori di casa. Ovviamente non ha nulla a che vedere con il mio allenamento normale, però cerco di mantenermi attiva. In più la vista del Monte Bianco dalla mia finestra mi aiuta molto e calma quel mio animo iperattivo che mi ha sempre contraddistinta. La vita indoor sto scoprendo che non mi dispiace e mi permette di fare tutto quel potenziamento fisico, ma soprattutto mentale, che nella vita frenetica di tutti i giorni spesso metto in secondo piano.
Allenamento mentale?
Sì. Sto dedicando tempo alla meditazione, allo yoga, alla calma. Lo stretching poi è un qualcosa a cui sto dando molta attenzione perché è ciò che, se fatto bene, può migliorare le performance e fa la differenza. Mi sto scoprendo calma, tranquilla e in equilibrio. Non credevo.
Non ti manca viaggiare e gareggiare?
Sì certo. Io viaggio molto per le gare ma non solo. Anche per seguire eventi, per tenere talk, raccontare di me e sono sempre fuori e in attività. Mi manca, ma allo stesso tempo sto prendendo il tempo giusto da dedicar, per esempio, al mio compagno. Stiamo molto insieme ed è una grande ricchezza di cui poi finisci per non rendertene conto e darla per scontata. Questo momento mi ha insegnato molto e quando torneremo alla vita “normale”, sono sicura che avremo imparato quanto il contatto e la libertà siano importanti. Torneremo ad apprezzare tanto tutto ciò che ora ci è negato. Anche una semplice corsa con gli amici ci sembrerà una conquista. Stiamo solo resistendo e preparando le basi per un futuro più felice e consapevole.
In questo periodo di stop forzato, hai riscoperto qualche tua passione?
Cucino molto e leggo altrettanto. Di solito non do molta importanza alla spesa per il cibo, prendo quello che mi serve per il mio regime alimentare. Invece ora compro solo cose di qualità e questo mi fa capire quanto sia importante e mi fa stare meglio a livello di salute sia fisica che di appagamento mentale. Sta diventando un focus quello del buon cibo. Inoltre ho tempo per pianificare nuovi progetti.
Cosa pensi ti abbia insegnato il tuo sport che ti sta tornando utile in questi giorni?
Penso mi abbia insegnato due cose importanti. In primis la solitudine. Durante gli ultra passi molte ore da solo e devi fare i conti con te stesso, le tue crisi, le tue energie. Ora mi sento nello stesso modo. Questa mancanza di connessione con altre persone e il restare solo con te stesso non è un qualcosa di così scontato per la maggior parte delle persone ed è forse uno dei motivi che causano ansie. Sono contenta di aver appreso questo modo di vivere. In secondo luogo ho imparato a stare fuori dalla zona di comfort. Quando corri gare molto lunghe esci ovviamente da quella zona sicura in cui scorre la tua vita. Soffri, senti tutte le sensazioni acuirsi all’interno del tuo corpo e queste possono essere molto belle, ma anche altrettanto brutte. Correre in montagna è una scuola di vita e ora lo sto capendo e mettendo in pratica i suoi insegnamenti.
Da dove si può cominciare per far ripartire il mondo?
Dal ridare valore alle cose, alla natura, alle persone. Credo in un mondo più bello, dove si possa rispettare di più ciò che ci circonda, come gli animali che dovremmo trattare come esseri viventi e non come cose. Dovremo rivedere il concetto di capitalismo e spostarci su nuovi valori.
The North Face lavora a stretto contatto con voi atleti. Quanto sei coinvolta nel test e sviluppo materiale dell’azienda?
Tantissimo. Il progetto The FutureLight mi ha veramente coinvolta. Ora sto provando sei prototipi di scarpe con la nuova membrana integrata e non vedo l’ora di vedere il risultato finale. Mi piace questo concetto di leggerezza che il brand sta portando avanti e lo trovo fondamentale in uno sport come il mio. Inoltre è un progetto che non si ferma, non è fine a se stesso, ma anzi tenta stagione dopo stagione di migliorarsi. Continua a crescere per cercare di portare avanti la filosofia di leggerezza e performance applicandola a più livelli e alle diverse situazioni, come le stagioni.
Come sono le sensazioni nei test?
A novembre ho provato la giacca con FutureLight per un periodo di allenamento sulle Alpi. Ha piovuto ogni giorno, non mi dava tregua. Ma questo ha rappresentato di sicuro un test reale delle capacità del capo: infatti, non ho avuti problemi e questo mi ha sorpreso molto, ho avuto il corpo sempre caldo e asciutto e questo ha fatto una grande differenza. Ora sono molto curiosa di vedere come sarà il modello finale scelto per le calzature perché noi ultrarunner siamo sempre alla ricerca di abbigliamento ultraleggero, ma anche confortevole nella calzata così come nella protezione dagli agenti atmoferici. Io da parte mia ho provato questi prototipi e scritto recensioni e pareri sulla mia personale esperienza. Non posso anticiparvi molto, se non che sono davvero molto entusiasta.
Prossimi progetti di Fernanda Maciel?
Di sicuro l’Ultra Trail du Mont Blanc al primo posto. Poi ho in serbo altri due progetti ancora top secret. Vi anticipo che uno dei due ha a che fare con la corsa e con il climbing. Curiosi?
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