
In questo periodo di emergenza, come sapete stiamo monitorando attentamente il mondo dell’outdoor e non solo. Una delle realtà che certamente hanno una visione allargata e trasversale sull’outdoor industry a livello mondiale è Vibram. Abbiamo intervistato Paolo Manuzzi, global general manager dell’azienda di Albizzate sulla gestione dell’emergenza e su altri aspetti importanti legati a questa fase e alle prospettive future.
Emergenza Coronavirus: come avete gestito questo momento a livello aziendale? E quali sono stati i provvedimenti per la sicurezza?
Purtroppo siamo stati toccati da questa emergenza dapprima con la Cina, poi con l’Italia e ora anche dalla situazione negli Stati Uniti. I primi provvedimenti, in Italia, sono stati volti a proteggere il più possibile le nostre persone. Dalla settimana del 25 febbraio abbiamo iniziato a lavorare quasi tutti in smart working, principalmente chi risiede lontano e le mamme, per venire incontro alla chiusura delle scuole. Al resto dei dipendenti in azienda, provavamo la febbre, i turni in mensa sono stati ridotti con ordine di mantenere le distanze, abbiamo posizionato saponi igienizzanti e disinfettavamo le scrivanie con alcol tutte le sere. Quando abbiamo chiuso la fabbrica, decisione presa già qualche giorno prima del decreto che lo imponeva (abbiamo tenuto aperto solo le spedizioni), abbiamo disinfettato tutti i locali. In questo momento siamo pronti per ripartire, ma attendiamo il nuovo decreto. Se ci inseriranno nei settori che possono riaprire, noi siamo pronti. Sicuramente se dovessimo ripartire, molti continueranno a lavorare in smart working.
Quali dei vostri stabilimenti sono al momento attivi?
Attualmente gli stabilimenti produttivi in Cina e Stati Uniti sono ancora aperti, abbiamo commesse che ci hanno chiesto di consegnare, quindi dobbiamo operare, anche se in modalità ridotte. Gli unici mercati attivi e con i negozi aperti, tra quelli principali, sono Corea, Taiwan, Giappone e Cina. Ma in generale rappresentano per noi e per molti nostri partner europei e americani, credo, mediamente il 10-15 % del business.
Quale sono state le diversità e reazioni riscontrate nei vari Paesi, dall’America alla Cina?
Ci sono stati alcuni clienti che hanno scelto la via più prudente annullando parte degli ordini in corso, altri che hanno preferito confermarli, in alcuni casi chiedendo posticipi di spedizione.
Per quanto riguarda le chiusure, invece, la differenza tra noi e la Cina è che quest’ultima, quando è sopraggiunta l’emergenza, era già ferma per il capodanno e lo stop ulteriore è stato solo di una o due settimane. In termini di produzione non hanno perso molto, ma ora subiscono la mancanza di domanda.
Grazie alla vostra importante presenza in Cina avete avuto una visione anticipata di come si sarebbe evoluta l’emergenza?
Certo, anche se parliamo di due realtà completamente diverse. Nelle aziende cinesi si lavora e si dorme in azienda, mediamente le persone quindi escono meno e hanno meno interazioni sociali.
Ovviamente in altri paesi, Italia comparsa, la situazione è differente. Detto questo, sicuramente abbiamo fatto tesoro dell’esperienza cinese e di come la nostra sede di Guangzhou ha gestito l’emergenza. Tanto da adottare in anticipo norme igieniche e controlli in tutte le nostre sedi, compresa quella americana.
Parlando di numeri e di suole. Quanto decremento ha portato questa situazione e in quali mercati principalmente?
Nessun settore è immune. Ci sono settori dove al momento sta impattando davvero in modo pesante e dove la scia rischia di essere lunga. Altri che si riprenderanno prima, pensiamo al work & safety: se i cantieri stanno fermi un mese, poi riprenderanno. Se invece la stagione estiva viene persa, l’impatto non è certo quello di un mese o due. Ma cerco di essere ottimista sperando e auspicando che non tutta la stagione sia compromessa e che si riesca a riaprire gradualmente tutta la filiera. Confidando nella gran voglia di attività outdoor che la gente inevitabilmente avrà.
Avete messo in stand-by o posticipato alcuni progetti?
Qualche cliente ha posticipato la SS21 garantendo un carryover di questa collezione. Per quanto riguarda noi, non ci sono grossi progetti fermi ma solo posticipati. Avremo più tempo per prove e test…
Vendite online: avete registrato un aumento elle vendite dei vostri prodotti finiti?
Certamente sì ma senza grandi impatti, del resto il nostro core business rimane quello delle suole. Su Vibram FiveFingers registriamo comunque buoni numeri e una grande crescita in Cina, dove le vendite online hanno compensato le mancate vendite nei negozi fisici, in questo periodo, facendo registrare di fatto dati uguali a quelli dello scorso anno.
In che modo vi state interfacciando con i clienti? Avete attivato delle iniziative per supportarli?
Siamo in stretto contatto quotidianamente con tutti i nostri partner, cercando di sostenerli in molti modi e dimostrandoci ancora più flessibili in questo momento, sotto vari punti di vista.
Quale messaggio vuole mandare Vibram a tutti i partner e al mercato in generale?
Aiutiamoci, facciamo gruppo e supportiamoci a vicenda, anche finanziariamente, per ripartire insieme. Mai come in questo momento è importante che le aziende facciano squadra e che diano vita a campagne, non solo dedicate ai propri prodotti e iniziative, ma anche per promuovere sempre più – magari in modo coordinato – la cultura e la pratica delle attività outdoor e sportive.
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