La notizia è di pochi giorni fa: gli organizzatori del Crazy Skialp Tour, capitanati dal marchio Crazy Idea, hanno dovuto arrendersi di fronte alle enormi difficoltà riscontrate nell’organizzazione della nuova edizione del circuito di gare. Il perché ce lo spiega in questa nota Luca Salini, coordinatore dell’evento e marketing manager dell’azienda.

Il gruppo di sponsor del Crazy Skialp Tour da tre anni tenta di portare avanti un programma per promuovere un unico Circuito Nazionale di sci alpinismo, cercando un accordo con la FISI. L’idea che abbiamo accarezzato fin dall’inizio era quella di proporre a tutti voi appassionati un calendario nazionale di gare che fosse diviso in canali ben delineati: gli eventi locali, le varie prove di campionato italiano, alcune grandi classiche e un unico circuito nazionale che, coinvolgendo alcune manifestazioni nei vari comitati regionali, tornasse a rilanciare uno sport che dopo anni di crescita sta segnando il passo in termini di numero di eventi organizzati e di partecipazione.

Avevamo in animo di proporre manifestazioni che rispettassero il regolamento in termini di dislivelli, promuovere le gare “vere” pensando agli atleti che si allenano nei ritagli di tempo, calmierare i costi di iscrizione, fornire visibilità tramite la pagina Facebook dedicata e un sito aggiornato costantemente con materiale fotografico e video di qualità, premiare nel gran finale la partecipazione al circuito con un gadget prezioso. Il tutto senza utilizzare il denaro degli atleti partecipanti, ma quello degli sponsor. Questi in breve erano gli obiettivi che ci hanno mosso a organizzare il Crazy Skialp tour, certo anche farci conoscere, fare pubblicità, ma utilizzando le nostre risorse, non quelle dei praticanti.

Nonostante i molti contatti con i dirigenti FISI e nonostante, va sottolineato, l’appoggio di alcuni di loro, davvero interessati al bene dello sci alpinismo, per vari motivi legati soprattutto a vincoli in termini di regolamenti e gestione sponsor da parte della Federazione, non siamo riusciti a portare a termine questo progetto. Proporre oggi, a fine novembre, il circuito Crazy Skialp Tour, sarebbe follia.

Il calo dei numeri generali dello sci alpinismo è sotto gli occhi di tutti, inoltre a oggi non c’è ancora il calendario ufficiale delle gare nazionali e questo ha complicato ulteriormente la fase pre organizzativa. Proporre ora un circuito di gare significherebbe anche polverizzare ulteriormente le presenze già scarse, per questi motivi abbiamo nostro malgrado deciso di mettere in “pausa” l’edizione 2018. Questa scelta ci ha molto pesato, perché la struttura che nelle prime due edizioni ha portato avanti questo progetto era professionale, rodata e capace di far fronte a tutti gli imprevisti dell’ultimo minuto, sia tecnici sia dati dai capricci del meteo. Ma tant’è, crediamo che spingere adesso e voler in ogni caso portare avanti questo progetto non darebbe sufficienti garanzie dello standard qualitativo cui teniamo tanto, sia per noi sia per rispetto verso voi che partecipereste.

I numeri dello sci alpinismo agonistico sono decisamente in calo, complici numerosi fattori che sommati creano una situazione difficile e poco stimolante. Se facciamo un check delle classifiche dello scorso anno, salta agli occhi quante manifestazioni hanno avuto meno di 100 iscritti. Organizzare oggi gare per meno di 100 persone credo sia davvero riduttivo e sminuente per i vari comitati locali che, per fornire servizi e sicurezza, devono avere almeno altrettante figure volontarie: che significa 100 volontari per 100 concorrenti.

A supporto di questo impietoso quadro, basta guardare alcuni numeri. La prossima stagione agonistica, 2017/18, molti comitati canteranno il “requiem”: sono infatti previste circa 15 gare FISI nel comitato Alpi centrali, 4 in Trentino, 4 in Veneto, 4 in Alto adige, 3 in Valle d’Aosta e 1 solo in Alpi occidentali, questo la dice lunga sulla riduzione e la concentrazione che sta subendo lo sci alpinismo.

A ciò si aggiunge la gestione dei giovani, il nostro futuro, la quasi totale egemonia del Comitato Alpi centrali, che grazie a un grande lavoro e una lungimiranza che parte da lontano gli permette di raccogliere circa il 70% dei giovani atleti, seguito a distanza dal Trentino e poi… via via fino a zero. Le numerose e partecipate gare notturne sono ormai un ricordo, numeri in calo, molte gare in meno rispetto al passato, chiusura di molti circuiti. Lo stesso dicasi per le grandi classiche, sono ormai finiti i tempi della chiusura delle iscrizioni mesi prima, pochi gli italiani che partecipano alle gare estere, tanto per fare un esempio meno di 20 coppie italiane lo scorso anno alla Pierra Menta.

Certo, due stagioni di scarse precipitazioni nevose, qualche scelta non proprio condivisibile nella gestione dei calendari, la sempre crescente distanza tra il livello dei professionisti italiani e i “dilettanti del resto del mondo” (anche la Svizzera chiuderà il settore professionistico nel 2019) rendono monotone anche le classifiche dominate ormai da tre quattro nomi, peraltro appunto tutti o quasi italiani.

Noi per quest’anno gettiamo malvolentieri la spugna, ma sono certo che i vertici dello sci alpinismo dovranno rivedere in toto le scelte compiute, tutte volte a portare lo scialpinismo verso le Olimpiadi: il rischio è quello che si faccia la fine di molti altri sport, tolti dalla naftalina ogni 4 anni e lontani, sempre più dai veri appassionati”.

(Fonte: Sportdimontagna.com)